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Il Cerchio delle donne di Latina



La famiglia d'origine start 00:32:58end 00:38:29 Marzia racconta la linea matriarcale della sua famiglia e i modelli femminili rappresentati dalla nonna e dalla madre. Serena, al contrario, racconta l'esperienza quotidiana di conflitto con il femminile rappresentato dalla madre e confessa di essersi sentita più compresa dal padre. Nicoletta riflette sul rapporto con la madre e sul percorso di autodeterminazione che ha voluto trasmettere ai tre figli. Racconta di uno dei due figli maschi che ama il rosa e le calze ed è costretto a scontrarsi con i giudizi sociali.trascrizione MARZIA: "Io sono stata cresciuta da una nonna che è rimasta vedova a trent'anni, con tre figli, ha sempre lavorato, non si è mai voluta risposare. Ha costruito tre case, ha sistemato i figli. Mia madre è sempre stata la colonna portante economica della famiglia. Anche se hanno fatto quello che la società si aspettava, alla fine, alla ciccia, sono state outsider. Lei faceva riferimento alla mamma… Io sono stata fortunata. Dico sempre sono stata cresciuta da una famiglia matriarcale. Mio padre è una persona stupenda però è come se fosse una figura marginale nella mia famiglia, tanto che noi siamo tutte donne, gli uomini sono arrivati solo portati da noi. Tutte femmine, tutte figlie femmine, nipoti femmine. L'unica che è rimasta incinta di un maschio, a ventiquattro settimane l'ha proprio espulso, il bambino è nato. In casa mia, infatti, gira la leggenda che siamo noi donne a decidere. Mentre il sesso di solito lo decide l'uomo, nella mia famiglia c'è questa leggenda che sono le donne a decider il sesso [ridono
Tanto del mio modo di essere e di pensare deriva proprio dal fatto che sono stata cresciuta da questo tipo di donna… e quindi è interessante sapere…"
SERENA: "No, è interessante perché invece il mio essere adesso è proprio perché ho combattuto contro quella figura"
MARZIA: "Vedi, e siamo arrivate comunque più o meno allo stesso punto alla fine. [vocìo indistinto]. Gli stereotipi di genere che hanno sempre vissuto le donne mi sono sempre stati stretti. Io sono sempre stata il contrario di quello che ci si aspetta o che la donna, la femmina, la bambina doveva essere. Ho combattuto tutta una vita contro questa cosa, e quindi l'idea di avere delle bambine… Io ho due bambine che sono totalmente diverse tra loro, dimostrano sul campo che "bambina" non vuol dire essere questo e quest'altro, perché loro sono due femmine, portatrici sane di vagina ma sono poi totalmente diverse l'una dall'altra. E quindi…"
SERENA: "… perché invece, nella mia storia, io mi sono sentita più capita su questo aspetto dalla figura maschile di casa, cioè mio padre. Infatti è esattamente il contrario, l'opposto."

NICOLETTA: "Oggi, parlando con mia madre, lei mi rimanda che io sono stata la sua emancipazione ed io questo ruolo l'ho sempre sentito perché fin da bambina io ho sempre detto "no". No. Non c'era posto per me. Non c'era posto per me. E adesso mi commuovo perché è una roba forte, perché non c'era posto per me. E quindi la difficoltà è proprio, non lo sgomitare, è proprio "stare". Non c'è bisogno di sgomitare. La difficoltà è proprio stare con calma, tranquillità ma lì, lì dove scegli di stare. Senza troppa agitazione. E quindi in questo senso io dico che sono contenta di essere cresciuta dentro una famiglia tradizionalista, cattolica, pesantona perché adesso che ho una figlia grande di tredici anni, che poverina ha una madre che la tartassa di novità, quindi lei ha questo ruolo che poveraccia le ho mollato… però la possibilità di dirle subito: "Tu sei quello che vuoi!" lei lo sa. Lo sa perfettamente. Non lo sanno quelli fuori. Quelli fuori non lo sanno. Lei lo sa. E poi ho altri due bambini, piccoli gemelli, che sono due "femmini". Sono proprio due "femmini" nel senso che - e lei li conosce bene [si riferisce a Serena] - ho un bambino piccolo che dall'età di tre anni litiga con la cugina perché la cugina gli dice che lui non può indossare le calze e lui le dice: "Io faccio quello che voglio e tu non mi dici che il rosa non lo posso portare"! Poi parliamo veramente di sciocchezze però mio figlio non vede l'ora di tornare a casa per mettersi le calze perché vuole sentirsi contenuto. E penso pure che sia riduttivo dover spiegare continuamente che ci sono delle cose, delle motivazioni. Le motivazioni sono riduttive certe volte. Per quello io sono tanto contenta di aver trovato un gruppo dove non c'è bisogno che vi chiedo: "avete figli?" Perché mi dovete delle motivazioni? Le motivazioni ci riducono. Sono proprio riduttive. E quindi, basta."]]>
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