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Il Cerchio delle donne di Latina



La testimonianza di Tatiana start 01:14:38end 01:20:47 Tatiana ringrazia le presenti per le storie e le emozioni condivise e racconta la sua esperienza. Da sempre desiderosa di diventare madre, ha serenamente rinunciato ad avere figli data la non fertilità del compagno. Tatiana parla dei viaggi che hanno vissuto e del confronto con la madre che ha soddisfatto il desiderio di diventare nonna prendendosi cura di nipoti non propri.trascrizione TATIANA: "Io non ho detto perché non sono madre, magari mi riaggancio e racconto quest'altra cosa in più. Vi sono molto riconoscente ma anche debitrice perché tutte le fortissime emozioni che sono uscite questa sera e che abbiamo avuto modo di raccogliere in questo cerchio, insomma sono merito nostro. È molto bella questa cosa che riusciamo a condividere senza filtri e senza schermi, lacrime e emozioni e dolori in maniera così - mamma mia! - solidale, condivisa. Quindi veramente grazie, grazie, grazie.
Io volevo diventare madre da sempre. Mi ricordo che al liceo ho addirittura convocato cinque amici maschi e gli ho detto: "Se a trentacinque anni mi scatta l'orologio biologico e non sono diventata madre, ti vengo a prendere e mi aiuti" [ridonoE tutti e cinque hanno detto di sì, quindi io stavo tranquilla, in una botte di ferro, perfetto. A trentacinque anni io però ero felicemente, come dire, convivente, innamorata con uno che di figli non ne poteva avere. Mauro ha una storia tutta sua, che racconto, perché secondo me incide. Brevemente: aveva vissuto i venti anni precedenti con una donna di quindici anni più grande di lui ed era rimasto vedovo due anni prima di incontrare me.
Adesso festeggiamo ventuno anni di convivenza e io ho diciott'anni in meno di lui. Mio padre dice sempre "beh, ci ha guadagnato". Ma io c'ho guadagnato di sicuro, perché prima di lui avevo avuto relazioni sempre molto brevi, di due o tre anni.
Questo era solo un inciso per dire che quando abbiamo pensato che forse io - avevo trentacinque, trentasei anni - potevo o smettere di prendere la pillola o pensare di diventare madre, lui mi guarda e mi fa: "aspetta che vado dal dottore". E torna con un sorriso da un orecchio all'altro, sai proprio la felicità fatta persona che dici "e che ti avrà mai detto sto dottore?": "Non posso avere figli. Cioè ce li ho, gli spermatozoi; funzionano, ma sono pigri e quando arrivano sono morti e quindi non mi chiedere".
Poi: lui non parla così lui, è lombardo… però quel sorriso e quella... proprio felicità… ecco, era proprio sollevato e a me m'ha fatto completamente ricredere e quindi ho pensato: "forse questo senso di maternità che mi sono coltivata da quando ho convocato quei cinque… mah, ripensiamoci un attimo, forse non era così così radicato, così sentito". Perché? Perché io con quel sorriso di Mauro ho completamente cambiato idea perché ho detto: "o cambio fidanzato oppure vuol dire che la natura ha deciso per me che basta, che non deve essere così".
E quindi per i vent'anni di convivenza noi non abbiamo fatto figli: come dice lui, abbiamo fatto viaggi perché con il kayak noi siamo andati in giro per tutto il Mediterraneo. Proprio quando lui ha festeggiato la sua pensione, abbiamo passato sei mesi a navigare per le isole ioniche della Grecia, da Atene a Santorini e ritorno, quindi insomma… abbiamo - come dire? - condiviso altre esperienze che non erano quelle di mettere su famiglia.
L'ultima cosa che racconto è che, quando ho scoperto che non potevamo avere figli, mi sono preoccupata per mia madre che invece aveva sempre aspettato di diventare nonna.
E per fortuna, in un raduno di kayak, ho avuto l'occasione di dire: "Senti Savì, mi dispiace" (io a mia madre l'ho sempre chiamata per nome perché eravamo quattro famiglie, quattro mamme e otto ragazzini e quindi se in otto chiamavamo "mamma", si giravano tutte e quattro. Dopo quattro volte ci hanno detto: "Ah, basta! Così non si può vivere, ci chiamate per nome". E quindi era così: Ornella, Carla, Savina…).
E mia madre mi ha detto: "Va beh, pazienza". E si è cresciuta il figlio dell'infermiere che aveva aiutato mia nonna per gli ultimi anni.
Insomma, ha trovato un'altra dimensione di nonnità, anche lei. Ed io ho trovato un'altra dimensione di maternità.
E io capisco che c'è un'esigenza di questo tipo anche a livello maschile, però loro se lo vivono da quattromila anni e noi no, e quindi noi ci dovremmo ripigliare i nostri spazi. Io su questo rivendico un forte afflato femminista. E se volete, poi ne discutiamo. Ma il femminismo è azione, non è un essere, è una cosa che ci richiede una continua attenzione, un continuo fare".]]>
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