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Il Cerchio delle donne di Latina



La testimonianza di Daniela start 00:49:37end 01:00:20 Daniela racconta il suo desiderio di diventare madre, le difficoltà incontrate a rimanere incinta, la sua esperienza di adozione di una bambina di dieci anni, e si sofferma sul difficile percorso di adattamento vissuto in prima persona e a livello familiare, e sui giudizi subiti. Stefania ribadisce la necessità di liberare lo stereotipo della maternità dalle etichette che lo contraddistinguono.trascrizione DANIELA: "Io quando ho cercato di avere un figlio, non ci sono riuscita. Io ho provato per dieci anni ad avere figli anche rivolgendomi alla fecondazione assistita. Insomma, è stata un'esperienza molto lunga e anche molto dolorosa, però non ci sono riuscita ad avere bambini. Ne ho persi due. Però io, diciamo, avevo un sogno, che era quello dell'adozione a prescindere dal mio percorso personale, insomma, come madre biologica. E quindi ho portato avanti tutte e due le strade, però in questo percorso di molti anni ho fatto, insomma, i conti proprio con questa idea di maternità che da una parte mi sembrava una cosa che completasse la mia vita, no? Nel senso… una cosa che mi desse la possibilità proprio di mettere le radici come donna, forse perché era una cosa che non riuscivo a raggiungere. È stato proprio veramente sconvolgente, doloroso. Però alla fine ero riuscita a trovare un equilibrio, a trovare proprio una gioia nella mia vita, indipendentemente dal fatto che non ci fosse un bambino. E in quel momento sono stata chiamata dal Tribunale dei minori per una bambina. E quindi ho una figlia adottata, che ho adottato grande perché Giada quando è arrivata aveva dieci anni. È stata un'esperienza che mi poi riportato indietro, no? Adesso è una ragazza di ventitré anni, studia psicologia, una femminista, infatti dovrà venire qui, convinta, non vuole figli. Pure lei dice che non vorrà figli. Però per me è stata una cosa bellissima perché comunque diventare madre a quarantaquattro anni di una bambina di dieci anni non è proprio una passeggiata. È proprio un cambio di vita pazzesco.
VOCE OFF: "Tanta stima."
DANIELA: "No, no, io ero sposata perché l'adozione in Italia… Sono stata sposata per quindici anni e poi… Niente, insomma, dico che non è stato facile, non è stato facile. Non è stato facile conciliare appunto la maternità con questa mia idea di essere mamma. Io volevo essere madre, proprio sono stata felicissima di essere madre, sono stati gli anni più belli della mia vita. Io non volevo neanche perdere un minuto.
Anche adesso appena posso stare con mia figlia… cioè mi sembrava proprio… non la lasciavo a nessuno, sai di solito si lasciano alle nonne, però io ero talmente desiderosa di costruire questo rapporto con lei…
Ho ascoltato con attenzione tutto quello che che voi avete raccontato. Io mi sono trovata un po' in tutte queste storie perché io ho vissuto la fase del non riuscire ad avere bambini, quella di riuscire a fare la pace con me stessa, quella di me come donna rispetto alla società, donna senza figli, quella della maternità proprio "d'urgenza", diciamo così, perché comunque ti arriva in casa un bimbetto così e ti devi dar da fare. Non c'è più tempo di pensare: un bambino vuoto, lo devi riempire di contenuti, lo devi stimolare, devi essere genitore. Devi essere però anche te stesso, no? Il bambino non lo puoi soffocare, quindi comunque riuscire a trovare un equilibrio tra quella che ero io, che ero stata fino a quel momento, tutti i miei interessi, le mie cose…
E quindi, niente, dico che stare qui è proprio interessante per me, perché mi ritrovo in ogni pezzo delle storie che state raccontando.
A me piace proprio essere mamma [ridonomi piace tantissimo.
E la cosa che mi piace è che io per tanti aspetti non ho avuto una vita fortunata, però in questo mi ritengo molto fortunata perché io penso che i figli sono i figli di tutti, i bambini sono i figli di tutti. E che si può veramente accogliere un minore e dargli tanto. È un'esperienza veramente molto, molto grande che arricchisce proprio tanto. E poi alla fine diventa carne tua, dopo cinque minuti che ce l'hai. Va bene, questo."
STEFANIA: "Essere donna e non voler figli o non avere avuto figli o essere donna e avere avuto figli per scelta o non per scelta: non è che mi sembra una battaglia molto diversa rispetto al sistema in generale degli stereotipi, che stanno appresso alla donna, alla maternità, alla famiglia, all'avere figli.
La cosa che mi è piaciuta è che partendo da un problema, da un'esigenza di donne che non hanno avuto un figlio, hanno scelto di non avere figli e si sono sentite in qualche modo discriminate da questa società patriarcale in cui viviamo e io mi ci riconosco anche come mamma e come donna. Ho voluto figli, ma ho voluto figli in un altro modo, cioè non mi ci ritrovo manco io in questo sistema che etichetta le donne come appunto "rami secchi" e mule e bla bla bla, ma etichetta anche le donne che hanno figli come mamme, angeli del focolare, con questo istinto di maternità… No. A me è piaciuto tantissimo essere mamma. Mi sono sentita anche quando ero incinta col pancione, piena così. Ma è stata una cosa mia. Mi sono sempre sentita una ragazza madre, con quattro figli, pur avendo un compagno, un marito, perché era una cosa mia, me la sono vissuta… Però credo che la società, il sistema in cui sono messa, ho dovuto combattere per un modo di essere madre diverso. Capito? Non è che mi sono sentita… è un sistema che dà fastidio… io penso che deve dare fastidio a tutti perché è proprio una cosa che non funziona, che non sta né in cielo né in terra, che ci obbliga a essere quello che non siamo. Io spero di essere stata madre in una maniera diversa da come mi volevano far diventare, da come mi volevano far sentire.
ROBERTA: "E perché lavori? E perché lavori tutto il giorno? E perché non chiedi il part-time?" (vocìo indistinto)
DANIELA: "Io ho avuto un'esperienza un po' particolare. Mi sono ritrovata poi tanti problemi da affrontare. La solitudine. In Italia noi non siamo pronti per affrontare certe cose. Già il problema "tribunale dei minori": qui entriamo in altri ambiti. Però, per esempio la scuola, il supporto psicologico rispetto a certe cose e anche poi alcune persone che parlavano della mia maternità come un atto… "che bella cosa che hai fatto! Che bel gesto che hai fatto!". Non è che io non lo volevo vivere così. Io lo vivevo, punto. Era una cosa che mi dava proprio di etichetta "hai fatto un'opera di bene". Questa cosa a me ha dato proprio fastidio, profondamente. Forse è stato questo, più che altro. Da parte della mia famiglia, mia madre mi ha detto cose del tipo… che ne so, mia figlia ovviamente non mi chiamava mamma perché aveva dieci anni e quindi c'è volute del tempo perché succedesse questo, però nel momento in cui stava per accadere, non so, mia madre telefonava, io ero al lavoro, mia figlia stava con la nonna, e dice: "Ti passo Daniela". E io dicevo: "Mamma, dille mamma! Sta cercando di… A me piacerebbe. Poi se succede bene, sennò"… E lei: "Però a me sembra strano, mi sembra strano vederti madre". Ho fatto: "Va bene mamma, ma cerca di andare oltre" [ridono]. Io ho avuto questo tipo di problemi con la mia famiglia. Loro erano talmente trasparenti, è arrivata questa ragazzina, tu hai quarantaquattro anni, non sono entrati nella parte subito, però io ho apprezzato più questo che un qualcosa di appiccicato, di incollato sopra. Però, insomma…"]]>
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