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Università della Terza Età di Cagliari



Esperienze - testimone 5 start 00:18:31end 00:22:20 Una donna (testimone 5) riporta la sua esperienza di vita collegandosi al tema della responsabilizzazione della scelta di avere figli. Sottolinea inoltre il vuoto assistenziale per il quale la figlia deve ricorrere al suo aiuto per allevare i propri figli.trascrizione TESTIMONE 5: "Il problema principale di avere figli o non avere secondo me, come dice la signorina: "Dove li piazzo, dove li metto?"
Perché a me è capitato: io mi sono sposata a ventitré anni, a ventiquattro avevo già due figli, quindi me li sono... ho avuto anche l'aiuto di mia madre però perché con il mio introito e quello di mio marito, metterli all'asilo tutti e due non sarebbe stato possibile. Per cui me li sono tenuti a casa. E così come me tante altre persone, si lavora per il bene comune della famiglia però ci sono certe istituzioni che non ti danno niente. Cioè, il bambino sta male e devi stare a casa tu. Soprattutto una che lavora indipendente, cosa fa? Deve chiudere il negozio per stare con il bambino. Non c'è una figura, a parte la nonna, che poi molte volte anche la nonna deve andare a fare le cose sue, non sei aiutato dalle istituzioni, a prescindere da tante altre cose. La società la creiamo noi. Se tu hai un figlio e lo educhi e lo fai grande lo fai maturare, la società sarà bella. Io li ho cresciuti all'aria aperta, libera. Ora come ora i genitori hanno paura dei figli. Secondo me si è spezzato un anello della catena. Noi che siamo cresciuti con il rispetto per i genitori, per i vicini di casa, per il nonno, per la persona anziana adesso - non parliamo di quello che ti dicono i ragazzi quando siamo sul bus - per cui, è chiaro che una signorina, una ragazza ci pensa bene prima di mettere al mondo un figlio per mandarlo così allo sbaraglio. Ci sono tanti piccoli problemi che messi insieme sono enormi."
NICOLETTA: "Scusi una domanda personale. Lei a ventitré anni ha scelto di avere i suoi figli?"
TESTIMONE 5: "Scusi, io a ventitré anni non sapevo neanche come nascevano i figli, l'ho saputo perché lavoravo in un negozio che vendeva roba da neonati, per cui venivano le signore incinta, mia madre non mi ha mai detto niente. Anche questo è stato un problema. Perché arrivata a ventitré anni mi sono trovata incinta: "Ma quando nasce?"
"Boh, che ne so?"
Vai dal medico, allora incominci a toglierti il prosciutto dagli occhi e ti fai le tue esperienze. Alla seconda figlia ho detto: "Beh, prendiamo la pillola!". Era la prima che usciva ma non me ne importava niente. Questo per dire: i genitori non ti hanno mai detto niente.
Andava così: "Sono incinta!","Eee belli, grande, festa". E poi?
La notte mi alzavo io, non si alzava neanche mio marito - tra parentesi, quindi io lavoravo e poi… vabbè a prescindere da questo, ci sono state altre cose, per cui… i miei figli, per esempio, non hanno figli. Non perché non li hanno voluti, ma perché non sono arrivati. Sarei stata felicissima di essere nonna, di portar a trastullare i bambini, però non ci sono, me ne faccio una ragione. Vedo che purtroppo, ora come ora, bambini nella nostra strada non ce ne sono più. L'età media è cinquanta, cinquantacinque anni."
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