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Università della Terza Età di Cagliari



Responsabilizzazione alla scelta start 00:13:33end 00:18:30 Una ragazza (testimone 4) esprime i suoi timori riguardo una società che non forma adeguatamente i giovani alla sessualità e alle sue possibili conseguenze, rendendo paradossalmente la famiglia una scelta obbligata.trascrizione TESTIMONE 4: "Io parlo per dovere di cronaca e di generazione perché ho ventisei anni, credo di essere nel fior fiore della generazione. Mi è piaciuto tantissimo. Soprattutto perché io sono molto fiera di alcune parole che abbiamo in Sardegna che secondo me rendono molto più di perifrasi in questo caso "non fare la madre, non voler fare la madre".
Vorrei dire che la nostra generazione, è vero, siamo una generazione, come dice mia mamma, un po' depressa perché vediamo tutto questo mondo che ci sta crollando addosso e il fatto che la società e tutto ciò che sta succedendo ha riportato alcune rivoluzioni, come per esempio il femminismo, e anche varie lotte, come diceva anche la... i diritti per la comunità LGBT, tutte le comunità delle persone non abili, insomma... abbiamo tante lotte che stanno cercando di venire fuori tutte insieme. Come donna, come ragazza mi è piaciuto l'intervento che è stato registrato: "Mia madre non mi ha mai detto cosa dovessi fare, e questo mi ha lasciato una certa angoscia". Secondo me questo ce l'abbiamo in tanti perché è vero che lamentarsi di avere un obbligo sociale, di essere madre, eccetera è una bella valigia da portarsi addosso ma il non avere, cioè avere solo la tua decisione, ti porta a un senso di responsabilità. Perché la denatalità, è vero, succede, può essere anche il fatto che incominciamo a prendere anticoncezionali veramente dai 13 anni.
Quello di cui io sono più preoccupata è la conoscenza della sessualità perché sappiamo che i figli vengono... a parte per chi li vuole in vitro, vengono all'interno di un rapporto sessuale e purtroppo, oltre al fatto del voler avere un figlio, purtroppo capita. E questo capitare, secondo me, è capitato tanto spesso che poi sia stato accolto bene che i figli sono stati cresciuti da chiunque ci fosse, potesse essere il nonno o il vicino di casa, però la consapevolezza del voler una famiglia, del volere un figlio e del perché, deriva tutto anche dall'essere consapevoli di chi siamo.
Secondo me molti della mia generazione, prima di mettere al mondo dei figli si chiedono anche: "Cosa possiamo dare a questi bambini? Possono dargli davvero qualche cosa? Cosa dobbiamo davvero noi risolvere tutti i drammi di cui siamo portatori?"
Quindi, secondo me le ragazze con questa necessità di autodeterminazione spesso si arrabbiano tanto e magari non si ascoltano quindi il fatto di continuare questo progetto e chiedere a noi, dai venti ai trenta, anche trentacinque : "Tu ci hai mai pensato, veramente, perché non vuoi figli? Lo fai perché tu pensi che il mondo non possa accoglierli o perché tu non te la senti?"
Perché secondo me è una domanda che adesso è difficile."
NICOLETTA: "Tu ci hai pensato veramente perché non vuoi avere figli?"
TESTIMONE 4: "No, io non penso di non volere figli. Ogni volta dico: "Se al momento mi è permesso, biologicamente parlando, perché no?". Tutte quelle che dicono: "Non voglio far figli perché non li voglio far vivere in questo mondo", mi rattrista perché non penso che il mondo sia brutto. Però penso che bisogna lavorare tanto su di noi, sulla donna, sulla sessualità sul fatto di conoscersi come persone, di poter essere in relazione funzionale con l'altro, chiunque esso sia perché quello, poi crea anche, secondo me, un figlio che sta bene, perché responsabilizziamo anche genitori e chi sta intorno; quindi è giusto anche lavorare su questo, prima di avere figli."
soggetto denatalità scelta responsabilità educazione sessualità


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