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Lidia Menapace: "Non si può essere indipendenti nella testa se si dipende nei piedi"



Il pessimismo da fame start 00:00:00end 00:01:17 Lidia Menapace descrive il suo bioritmo quotidiano e il suo pessimismo da fame.trascrizione LIDIA MENAPACE: "Intanto non è presto oggettivamente. Per me non è mai presto, io mi sveglio la mattina prestissimo, lavoro bene la notte, sono un animale prevalentemente notturno. Comunque, il mio organismo tra il sonno e il cibo, resiste molto bene al sonno, io posso fare anche due nottate senza dormire, così, invece non resisto per nulla alla fame.
L'unica forma di lotta che non mi si può chiedere è lo sciopero della fame.
Io venderei, credo, qualunque cosa per un panino quando ho fame. In effetti, se lascio passare l'ora del cibo, io divento triste; tanto è vero che dico di me stessa di solito: io ho il pessimismo da fame; appena divento divento triste: "non ci sarà più la rivoluzione, andrà tutto a scatafascio", mangio un panino e mi si risvegliano anche le speranze politiche, diciamo così.
Se poi invece non mangio ancora a lungo divento cattiva, cioè divento aggressiva, addenterei qualsiasi cosa mi passasse a portata di bocca. Qui ancora non c'è bisogno di biscotti perché io non addenti qualche dito ma sicuramente non c'è bisogno d'altro perché dimostri che sono sveglia."


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