Maria Callas, tramite le voci di Monica Trettel e Leluda Dimoupolos, ci racconta del personaggio a lei più affine: Medea.
La raccolta scritta “Monologhi impossibili” di Carlo A. Borghi, raduna le voci, le parole e le idee di tante donne (e uomini) reali e immaginarie, accomunate dalla scelta di non aver avuto figli. Un bel gruppo di lunàdigas ante litteram. I Monologhi impossibili, attraverso un viaggio nel Tempo, danno voce sia a reali personaggi storici vissuti in altre epoche quali eroine, dive del cinema, artiste, poetesse, mistiche, banditesse e altre, sia a figure del Mito e dei fumetti, e ancora alle donne e agli uomini della letteratura antica e moderna. Donne (e uomini) forti e risolute, celebri e non solo, che siano state anche involontariamente un riferimento per la scelta di essere Lunàdigas. Il titolo Monologhi impossibili si riferisce esplicitamente alla famosa serie radiofonica degli anni Settanta intitolata “Le interviste impossibili”.
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Ecco la trascrizione completa del video:
« Sono Maria Callas, anzi Medea Callas.
Sono stata Medea di Cherubini nel 1959 e Medea per Pasolini, al cinema, nel 1969.
Sono stata madre e non madre al tempo stesso. Ho partorito un bambino. Ho fatto in tempo a chiamarlo Omero. E’ morto nel suo stesso giorno di nascita. E’ stato come quando un canto ti si strozza in gola e anche nella pancia; niente depressione post-partum, solo depressione e basta.
Nel corso della mia vita ho prestato la mia voce a tante donne. Medea è quella che ho sentito più vicina. Medea è un archetipo, quindi lo sono anch’io.
Cantare o recitare significa riprodursi continuamente.
Non ho lasciato eredi diretti, solo folle di melomani e schiere di cinefili adoranti. »
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