Vanessa Arof Podda interpreta il monologo impossibile di Giovanna d’Arco, eroina e martire, scritto da Carlo A. Borghi.
La raccolta scritta Monologhi impossibili, raduna le voci, le parole e le idee di tante donne (e uomini) reali e immaginarie, accomunate dalla scelta di non aver avuto figli.
Un bel gruppo di lunàdigas ante litteram.
I Monologhi impossibili, attraverso un viaggio nel Tempo, danno voce sia a reali personaggi storici vissuti in altre epoche quali eroine, dive del cinema, artiste, poetesse, mistiche, banditesse e altre, sia a figure del Mito e dei fumetti, e ancora alle donne e agli uomini della letteratura antica e moderna.
Donne (e uomini) forti e risolute, celebri e non solo, che siano state anche involontariamente un riferimento per la scelta di essere Lunàdigas.
Il titolo Monologhi impossibili si riferisce esplicitamente alla famosa serie radiofonica degli anni Settanta intitolata Le interviste impossibili e da quella prende spunto per far parlare, in forma scritta, donne di tutte le epoche. Frida Kahlo, Dora Maar, Vittoria Colonna, Jane Austen, Barbie, Marilyn Monroe, Dorothy Parker, Maria Callas, Camille Claudel, Rosa Luxemburg, Lucy Van Pelt, Dafne, Hélène Kuragina, Jean D’Arc, Coco Chanel, Francesca Alinovi e molte altre meravigliose donne lunàdigas, tali ancor prima che questa definizione fosse stata inventata.
Il libro Monologhi impossibili rappresenta il contributo che l’autore Carlo A. Borghi ha voluto offrire al progetto Lunàdigas – che lo comprende – per sottolineare quanto la scelta di non esser madri sia stata elaborata e ragionata in modo profondo da tutte le persone che l’hanno abbracciata.
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Ecco la trascrizione completa del video:
GIOVANNA D’ARCO: «Io sono Jeanne d’Arc, Giovanna d’Arco, la Pulzella. Sono stata arsa viva, sul rogo, all’età di diciannove anni. Ero accusata di essere eretica, blasfema, strega. Sono stata una brutta strega, anche per Shakespeare.
Devo dirvi subito che non ho avuto figli. Proprio non ci sarebbe stato il modo. E neanche la volontà.
Ho passato parecchio tempo a combattere e poi in carcere, sotto processo. In carcere, hanno tentato di violentarmi ma non ci sono riusciti. In carcere, mi hanno visitata ed esplorata per stabilire e controllare la mia verginità.
I prelati avevano paura di me perché mi vestivo da uomo. Quelli mandano al rogo anche le lesbiche, come streghe.
Jeanne d’Arc, dalla mia vagina di eroina è volata via una colomba bianca, mentre ardevo. Del mio corpo non rimane nulla… né le ossa, né qualche reliquia nonostante io sia santa, guerriera e martire. Quello che è avanzato di me se l’è portato via la Senna.»
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