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Le amiche di Monica: "Non ho pensato se volevo un figlio..."



Un confronto tra Nord e Sud Italia start 00:10:16end 00:14:57 Emilia e Kira raccontano le diverse aspettative di cui le rispettive famiglie le hanno caricate riguardo al tema maternità e che riflettono la percezione del tema in due zone diverse d'Italia. Emilia offre anche un esempio linguistico di come il ruolo generativo della donna sia radicato nella cultura siciliana.
Eleonora e Jennifer tornano a discutere di volontà e contraccezione.
trascrizione EMILIA: "Io ad esempio non vivo in Sicilia da diciotto anni, ho fatto quarant'anni adesso a gennaio. Quando i vicini di casa chiedono ai miei genitori: "Che fine ha fatto Emilia? Ma si è sposata? Ha avuto figli?" sono le prime due domande. Dopo che hanno saputo se sono viva o morta, le altre due domande sono o marito o figli. Tassativo.
Dalle mie parti c'è un detto che la dice tutta, poi ve lo traduco: "n'arissassi pi simenza" che significa "ci sei rimasta solo come seme". Non c'è un epitelio però questa è un'espressione che si usa spesso per chi non ha un compago o comunque non ha figli, cioè sei rimasto un seme, non hai prodotto. Punto. Sei rimasto per seme, quindi un seme che viene piantato e non cresce non ha alcun tipo di valore. Cioè non dico che siamo una sottoclasse, le donne senza figli, però sono viste come… cioè, siamo senza senso, ecco. "N'aristassi pi simenza" è "ci sei rimasta solo come un seme", ma un seme che non produce è destinato a seccare dentro il vaso, no? Comunque se non fai figli non produrrai nient'altro. Insomma io sono un seme al momento.
La vita ci prospetta tante possibilità, bisogna cogliere quella che si sente propria, quello indubbio. Sicuramente."
KIRA: "Io per esempio, diversamente da voi, io sono stata buttata fuori di casa perché ero incinta. Nel senso che siccome ero incinta, mia mamma aveva tutt'altri progetti per me. Mia mamma avrebbe preferito venti uomini, niente figli, una carriera sbalorditiva e invece no, questa rimane incinta, e che cavolo!
Guardo mio figlio, un figlio che tra un po' avrà trent'anni, lo guardo e dico: "madonna mi piace, sei bello, ma quanto mi piace" però per me… alla fine io non lo conosco, è un estraneo, cioè è una persona che ho cresciuto, che amo e che ho amato e ho interesse per la sua vita però è lui. Non è vero che ho un legame diverso da quello che posso avere per un'altra persona che magari, che ne so io, in quell'istante, magari un bisogno, un incontro… è vero che culturalmente devo dire che mio figlio è qualcosa di speciale, e in effetti mi sento una disgraziata solo a dirlo perché poi alla fine mi dicono: "ma che tipo di persona sei". No ma dico, ho un po' di vergogna a dirlo ma io amo mio figlio, amo le due mie figlie - Dunia e Xenia le trovo meravigliose - però ho incontrato talmente tanta gente meravigliosa che non è che sono l'esclusiva. Sono contenta che sono nati attraverso me, che ho potuto trascorrere del tempo con loro, che ci siamo conosciuti, però adesso, se ci incontriamo, ci incontriamo come Xenia, come Gabriel e Kira, come Xenia e Kira, Dunia…"
JENNIFER: "Io anche non ho avuto la scelta, sono rimasta incinta due volte ma non per scelta, perciò non mi sono trovata davanti alla… ti cadono le braccia?"
ELEONORA: "No no no, ma se tu mi dici "non per scelta" vuol dire che non hai usato una protezione e allora…"
JENNIFER: "Perché ho incontrato un uomo molto violento che non usava protezione, punto."
ELEONORA: "Ma la protezione puoi... io usavo la protezione per me, non è che mi aspettavo che lui la usasse, non mi fidavo… la pillola, la spirale, ce ne son tanti di modi…
Avevo deciso così presto che non avrei voluto figli che avevo quasi pensato di farmi sterilizzare. Poi non mi sembrava una cosa giusta nei confronti del mio compagno e l'ho fatto molto più avanti… adesso non mi ricordo, ma dopo anni di anticoncezionali di vario tipo mi sono fatta "chiudere le tube", si dice, no? Ed è stato un sollievo per me."
soggetto gravidanza scelta figli contraccettivi sterilità


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