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Stefania e Luca vivono a Torino, si definiscono antisessisti, antispecisti e antifascisti e hanno scelto di non mettere al mondo figli: in questa testimonianza spiegano perché e come ne hanno parlato nel loro blog “Intersezioni”.

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Ecco la trascrizione completa del video:

LUCA: « Parlare di questi argomenti sicuramente è importante proprio perché non se ne parla abbastanza. Anche in un aspetto conflittuale, è una divergenza comunque nel discuterne e farlo diventare di dominio pubblico. »
STEFANIA: « Per me parlare di non-maternità, addirittura a volte di anti-maternità come per esempio a volte abbiamo fatto nel nostro blog, è fondamentale perché c’è una retorica della maternità fortissima che dal mio punto di vista politico, di femminista comunque, soprattutto per quelle donne che invece magari femministe non sono, non lascia scampo. Nel senso che comunque non dà né gli strumenti né le possibilità per poter mettere in discussione questo dogma della maternità. Io personalmente sul blog ho scritto tante volte sulla non-maternità soprattutto per sottolineare come la non-maternità possa essere una scelta feconda e felice e quindi non una rinuncia. Molto spesso una donna che non ha figli si sente dire: “Non sai quello che ti perdi”. Io mi sento molto realizzata nell’ attivismo politico ed anche nell’arte. Penso di avere una vita molto piena, pur non avendo un figlio. »
LUCA: « Parlare può essere un’opportunità per tutte quelle persone che si trovano incastrate in un ruolo che gli è calato dall’alto. »
STEFANIA: « Siamo entrambi antisessisti, antispecisti, antifascisti, anti in una parola. Scriviamo su un blog che si chiama “Intersezioni”, è un blog di un collettivo virtuale che è composto da persone, uomini e donne e… niente, siamo convintamente non-materni. »
LUCA: « Nonostante mi piacciano i bambini, non sento la necessità di innanzitutto aggiungere un altro individuo in questo mondo che è già sovra-saturo di individui e poi penso anche che sia un impegno che mi porterebbe a troppe rinunce. »
STEFANIA: « Non ho mai avuto un istinto materno, non ho mai provato particolare attrazione diciamo per i bambini, nemmeno quella che ha Luca. Ovviamente ho sentito una spinta più sociale, nel senso che come donna mi sono trovata soprattutto da una certa età in avanti, quindi dai trent’anni in su, a vedermi chiedere costantemente quando avrei fatto questa scelta. Una scelta che non solo non mi interessa a livello esistenziale, perché io concepisco la creatività della donna non come soltanto maternità quindi non solo capacità di generare la vita, ma di vivere la propria vita al massimo, dando il massimo. E non avere un figlio significa anche avere molto tempo, molto tempo in più da dedicare per esempio alla politica, che per me è fondamentale perché è un modo di contribuire alla comunità.
Ovviamente a quarant’anni c’è proprio anche un discorso fisiologico e la possibilità di farlo. Quello che mi ha disturbato è il fatto di pensare: “Ok, fino ad oggi potevo scegliere, tra un po’ non potrò più scegliere”. Però ho superato questa cosa, vedendo la maternità di una mia collega di lavoro, quindi l’ho vissuta. Io di solito non partecipo molto, non provo grosse sensazioni nei confronti delle future madri. Però nel suo caso ho deciso di farmi un po’ trascinare da questa cosa e di seguirla per capire anche quali fossero le mie emozioni. E l’unica emozione che io ho provato è stata certo una forte curiosità, perché vivendola da vicino è stato coinvolgente, però mi sono accorta per esempio che nel momento in cui la bambina poi è nata la mia curiosità è finita, nel senso che era più il processo che trovavo molto interessante rispetto a quello che…
Come Luca condivido le preoccupazioni sulla sovra-popolazione, sembra una frase fatta però in realtà per noi è un tabù a livello sociale che non viene affrontato, quello di parlare dell’eccesso di popolazione invece della propaganda che dice: “No, perché la natalità è a zero…”. Non è vero, quindi anche questo. E poi anche come femminista, il fatto di potersi immaginare in una maniera completamente diversa e di poter in qualche modo essere veramente libere di scegliere e quindi diciamo spogliarsi di quelle che sono tutte le… l’imprinting che comunque nel bene e nel male ti viene dato.
Una cosa che mi ha molto colpito è stato che ogni volta che abbiamo pubblicato degli articoli sulla non-maternità, i commenti… delle persone, delle donne… tantissime donne, di diversa età, anche molto giovani, non così giovani, comunque ringraziavano e alla fine tiravano fuori tutti quei brutti sentimenti che derivano dal sentirsi in qualche modo ostracizzate dalle altre persone, dal sentire comunque questa aspettativa e alla fin fine anche mettersi in discussione, partendo da una aspettativa altrui, quindi non un proprio sentire, ma alla fine sentirsi comunque insicure rispetto a questa scelta. E così insomma nei commenti c’erano proprio delle espressioni di liberazione del tipo: “Ah finalmente se ne parla” e se ne deve parlare di più ed è anche per questo che comunque sono felice di essere qui, perché io credo che questo sia un lavoro fondamentale. Lo credo fortemente perché io vorrei che insomma le donne, le ragazze non debbano passare attraverso tutto questo lavorìo interiore per arrivare poi a quella che è la loro vera essenza di felicità, pur senza figli.
La cosa divertente è questa. Racconto un piccolo aneddoto. Mia mamma non è femminista, per niente, e quindi quando io mi sono avvicinata al femminismo, e mi ci sono avvicinata più o meno negli anni dell’università, ho iniziato a leggere autrici… Un giorno mia madre mia ha proprio detto la frase: “Però non mi dire che sei diventata femminista!”. Adesso che ci penso questa cosa mi fa molto ridere, però devo dire che appunto una cosa per me fondamentale è stata leggere soprattutto le storie, le biografie delle vite di donne, artiste, femministe – spesso le due figure coincidevano -, e molto spesso erano senza figli. Per me sono state più un esempio se vogliamo rispetto all’esempio di mia madre che invece non era, non è stata una donna femminista. Quindi io leggendo le storie delle loro vite, diciamo ho trovato la mia strada, il mio sentiero, nel senso che ho seguito i loro passi perché riconoscevo nelle loro scelte controcorrente, nella loro fatica, anche di portare avanti quelle scelte, ma poi alla fine nella loro autenticità e nella loro felicità, la strada che volevo per me. Perché comunque la strada che volevo per me era una strada di libertà e grazie al femminismo sono riuscita a trovarla e sono felicissima! »
LUCA: « Io mi ritengo molto fortunato di aver conosciuto Stefania, femminista, e che mi ha messo in discussione e mi ha aiutato a iniziare un percorso di rinuncia di tutta una serie di privilegi in quanto maschio. »
STEFANIA: « … bianco, eterosessuale… »
LUCA: « … eterosessuale e via dicendo, e quindi posso dire che prima di tutto la mia ispirazione è partita da lei e dalla sua capacità di farmi vedere tutta una serie di privilegi che ho, e che difficilmente riesco a rinunciarci. »

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