skip to Main Content

Giovanni condivide i suoi pensieri a proposito della genitorialità, considerata una grande responsabilità soprattutto in virtù del suo essere una libera scelta. Si esprime anche a proposito delle famiglie arcobaleno e del concetto di Natura, nel quale siamo compresi in quanto esseri umani ma anche distinti grazie alla nostra educazione, che proviene in gran parte dalla famiglia.

Vuoi ascoltare e leggere altre testimonianze? Sostieni l’archivio vivo di Lunàdigas!

Ecco la trascrizione completa del video:

« Io mi chiamo Giovanni Colaneri, abito a Roma, sono nato a Roma nel’98, 12 giugno ’98 e ho sempre vissuto qui; adesso studio all’università Disegno Industriale, spero di laurearmi quest’anno.
Per quanto riguarda la genitorialità è un argomento estremamente vasto, estremamente complesso ed è anche un argomento di cui io ammetto di non sapere molte cose ma allo stesso tempo di avere tante idee, quindi ho anche paura di parlare a sproposito su certe cose. L’unica cosa che mi viene da dire a vuoto, liberamente, sulla genitorialità è che essere genitori è un diritto naturale alla fine: tutti, diciamo, possibilmente possono essere genitori, diventare genitori, avere dei figli, fare dei figli. Però per quanto mi riguarda l’idea di avere un figlio, di essere genitore è spaventosa, è una responsabilità immensa, una responsabilità che viene sottovalutata proprio in virtù del fatto che lo possono fare tutti: è un po’ come dire che tutti possono guidare le macchine però è una grande responsabilità perché a guidare una macchina potresti fare del male a molte persone, causare molti danni. È triste paragonare un figlio ad una macchina, è una metafora molto forzata; però il concetto è: crescere qualcuno significa educare una persona che andrà a vivere in una società, poi quale società non ha importanza. Una società. E questo significa mettere al mondo una persona che in qualche modo lo modificherà, aggiungerà qualcosa a modo suo e il modo in cui lo farà dipenderà esclusivamente dal modo in cui verrà educata. Come può essere educata questa persona? Dipende da tanti fattori, non posso neanche entrare nello specifico, dipende dalla famiglia, da chi è composta, da dove vive, come hanno vissuto i genitori, le possibilità economiche; è complicato, molto complicato. Quindi il punto principale, la sintesi è una grande responsabilità, non obbligatoria e secondo me se le persone se ne rendessero conto prima, non sottovalutassero l’importanza di questa cosa – sto parlando molto in generale però, sì, diciamo è importante tenere in considerazione che non è facile e che richiede molta responsabilità essere genitori.
Io sono stato cresciuto sempre con l’idea del “cresci, ti trovi un lavoro, ti fai una famiglia, e poi basta”. Sono stato cresciuto in una scuola cristiana, da una famiglia cristiana; io rispetto molto la religione, rispetto molto il cristianesimo, non sono credente, sono ateo, ma rispetto qualsiasi credenza, chiunque, sono dell’idea che chiunque vada rispettato per quello che crede e per quello che è, quindi sono riuscito ad uscire abbastanza facilmente da questa visione molto rigida della vita, del come uno deve percorrere la propria esistenza. Nasci, studi, cresci, studi ancora, trovi un lavoro, trovi la persona giusta, tra virgolette, fai un figlio e basta. Vivi la tua vita in questo modo.
Io rispetto tutte le confessioni religiose, tutte le religioni, tutti i modi di essere di una persona, io credo che il bello della vita sia che tutti possono essere tutto quello che vogliono e fare quello che vogliono nel rispetto degli altri… ho perso il filo del discorso, torno al concetto principale: mi piacerebbe un giorno avere dei figli, tenendo in conto che è appunto una grande responsabilità. Per questo io adesso non posso assolutamente pensare, a ventitré anni, di poter fare un figlio perché non è neanche una questione di intelligenza, è una questione di possibilità. Nel senso, io vivo con i miei genitori, non ho un lavoro, non so niente su come si cresce una persona, su come si mette all’interno di una società: fare un figlio quindi sarebbe un’irresponsabilità, una cosa irresponsabile. Però un giorno, chissà, non mi dispiacerebbe trovare una persona con cui crescere uno o più figli; non ho programmi precisi, non ho in mente un percorso del tipo: “a trent’anni trovo una persona, a trentacinque faccio un figlio e a quaranta ne faccio un altro”… no. Non funziona così, non faccio programmi. Può darsi che arriverò cinquant’anni senza neanche aver conosciuto una persona e a cinquantuno, invece, ne conoscerò una e farò tantissimi figli; non lo so, però è una possibilità libera, ecco. Non faccio programmi.
Perché esiste l’esame per la patente, per guidare la macchina, che è una cosa relativamente semplice, si fanno due mesi di corso, si impara e poi magari si diventa pure molto bravi e invece per fare un figlio, che potenzialmente porta delle conseguenze disastrose se cresciuto nel modo sbagliato, per lui e per le persone che gli stanno intorno, non esiste? Ho fatto vari pensieri riguardo a questa cosa. Al di là del fatto che non è attuabile perché andresti a dire a qualcuno che non può fare figli e per me questa è una cosa a priori inconcepibile, una cosa dittatoriale, proprio orrenda; quindi ci vorrebbe un’educazione, e fin qui ci siamo, l’educazione come nelle scuole, però per quanto riguarda l’educazione dei figli perché troppe persone lo fanno in maniera incosciente, ne ho viste tante, ne ho viste veramente tante. La figlia della mia madrina di cresima, una delle figlie della mia madrina di cresima, è stata diciamo, ha concepito il primo figlio a diciotto anni e lo ha partorito a diciannove. Loro sono persone deliziose, sono persone carissime, intelligenti, hanno disponibilità economica, hanno una famiglia veramente amabile; io però li guardo e il padre non ha – mi dispiace tanto dire queste cose – non ha consapevolezza del mondo in cui si trova, di cosa vuol dire avere un figlio, starci vicino, crescerlo, dover aiutare in maniera equa dentro casa invece che pensare di adeguarsi a un sistema a priori per cui c’è la madre che accudisce, il padre che porta il pane a casa, il bimbo che sta… è una cosa odiosa, veramente odiosa. Le persone, i ragazzi si scocciano l’uno dell’altro dopo una settimana: è più facile che si tengano un paio di calzini che un ragazzo e una ragazza. Come si può pensare di avere un figlio con una persona che si conosce da un anno? E crescerlo così: “dai, facciamo un figlio, prendiamo una casa, troviamoci un lavoro, vediamo come va”. No, per me questa cosa è da rabbrividire, da rabbrividire. Io per questo li guardo, io spero con tutto il cuore che ce la facciano, che siano felici, che crescano questo figlio, lo amino tantissimo, però ho tanta tanta tanta negatività dentro riguardo alla loro storia. E questo è un esempio, è un solo esempio. Io non sono nessuno per parlare di queste cose perché non ho avuto esperienze di nessun tipo, ho avuto due ragazze tranquille, mai pensato di fare figli o cose del genere, quindi le mie idee sono, secondo me, meno rilevanti rispetto a qualcuno che ci sta dentro e che c’è stato dentro che ci … e basta.
Lo dico per sincerità, non voglio fare il saputello quindi lo dico sinceramente: ne ho sentito in una serie TV, in una sitcom ne ho sentito parlare, mai nella vita vera, mai da testimonianze vere ne ho sentito parlare. Questa è una sitcom di dottori che, a tratti, nelle puntate, parlano di patologie, di problemi eccetera, e più di una volta si sono viste madri che hanno partorito e sia subito dopo aver partorito sia poi nel percorso post-maternità, dopo un mese, vari mesi, anni, hanno istinti di uccidere i propri figli, di buttarli dal tetto, di abbandonarli… a me questa è una cosa che mette molta tristezza. Ma io non vado a giudicare le madri perché si sentono così. Io non avrò mai, in tutta la mia vita, pure se ci provo, l’idea di cosa prova una madre dopo il parto, mai, mai. Chissà poi in futuro la scienza cosa ci riserverà, per ora sicuramente non è possibile. Se una madre dopo il parto si pente ha tutto il diritto di pentirsi, ha tutto il diritto di provare quei sentimenti, nessuno ha il diritto di dire a lei che non dovrebbe sentirsi male perché ha avuto un figlio, anzi il cercare di negare questa cosa è sbagliato secondo me, perché: uno, ti fa vivere ancora peggio il negarlo perché vivi in un costante senso di ansia, di inadeguatezza, di paura, sul filo del rasoio; se invece ammetti il problema sei già un passo avanti. Poi nel caso specifico chissà come risolvere la cosa non lo so, bisogna vedere pure come ci si è arrivati, perché, queste sono cose che non so purtroppo. Però alla fine si sta sempre nell’ambito del rispetto della persona e di quello che prova, nessuno ha il diritto di dire a una persona che quello che prova è sbagliato. Quindi se una madre si pente, ha paura, volesse tornare indietro, bisogna cercare di capirla, cercare di aiutarla, cercare di studiare psicologicamente e fisicamente questa cosa e vedere come va. Non saprei che altro dire.
Per me un figlio può essere cresciuto da chiunque, in qualunque contesto, in qualunque modo, un figlio… allora le persone nascono, ok, non nascono dal nulla, nascono da altre persone e questo è chiaro. Però il desiderio di crescere qualcuno, per me, è nobile a priori da chi ha questo desiderio; è nobile perché appunto è una grande responsabilità e una persona che ammette di sapere che è una grande responsabilità e allo stesso modo riconosce le difficoltà, le paure, ma decide comunque di crescere un figlio che non è suo, secondo me, è una cosa eccezionale e il fatto che sia omosessuale, che sia lesbica, che sia bisessuale che sia qualsiasi cosa si senta e vuole crescere un figlio perché non dovrebbe andare bene? perché non dovrebbe andare bene? Io adesso… per affrontare questo argomento ci vorrebbe una persona che la pensa diversamente da me qui davanti per fare questa discussione ma non ce l’abbiamo, quindi mi limito a parlare di quello che penso io. Le bestie, la natura, gli animali: l’omosessualità in natura esiste, lo sappiamo perfettamente; ciò che abbiamo noi rispetto alle bestie è la capacità di decidere, di ragionare, di analizzare e di sintetizzare da quello che riusciamo a carpire dall’ambiente e piano piano negli anni siamo arrivati a questo e chissà a cosa arriveremo nel futuro. Questa è una cosa in più, non dobbiamo attaccarci all’idea di natura: chi sei tu, un tu ipotetico, per dire che una cosa non è naturale? Perché non è naturale? Sta in natura o no? Come funziona? E tutte le scoperte che abbiamo fatto, tutte le idee, tutte le cose che abbiamo fatto sono a favore dell’essere umano. Sono per favorire la sua uguaglianza, la sua pace perché in natura, diciamocelo, le cose non sono pacifiche, le bestie non sono pacifiche, si ammazzano tranquillamente così come se niente fosse. Se dovessimo attaccarci alla natura allora veramente la madre sta tutto il giorno dentro casa ad accudire i figli, il padre va in giro a cacciare il cibo e tornare a casa; noi per fortuna ci siamo evoluti, e adesso tutte le persone, adesso idealmente tutte le persone, sono uguali, hanno pari opportunità, possono fare quello che vogliono, essere quello che vogliono. Per me questa è una cosa miracolosa, proprio eccezionale; non tutte le persone sono d’accordo, non tutti fanno in modo che questo sia possibile, purtroppo, però sempre più gente lo fa, questa cosa mi rende sereno, più sereno.
Quindi per questo, tornando alla domanda principale, che sia o no una coppia omosessuale può, se lo desidera, avere un figlio, dei figli. Poi per chi mi conosce questi sono argomenti per me, tra virgolette, scontati; sono tantissimi anni che lo penso, lo dico con le persone, ne parliamo tranquillamente, tanti amici hanno questi desideri tra l’altro, quindi ce ne ho parlato con loro, per me è pura normalità questa. Tutto è normale, cioè, è una brutta parola normale.
Io ne parlo in maniera molto ideale, è vero, parlo… per me tutti possono fare tutto, per me tutto è bello, per me è tutto rose e fiori, gli uccellini cantano, sono tutti felici… Non è così! Molte persone non possono fare questa cosa perché c’è chi glielo impedisce. Mi sento impotente da questo punto di vista. Se ci fossero più persone che la pensano così sicuramente ci sarebbe più libertà, più pace eccetera eccetera; non è così, ci sono tante persone che la pensano diversamente ma le dobbiamo rispettare e cercare di educarle in qualche modo in maniera pacifica sempre e rispettosa. In fondo le cose sono semplici finché c’è rispetto e consenso.

Io ho due lati di me. Un lato che dice: “voglio vivere la vita nella maniera più piena possibile, voglio fare più cose possibili, avere più aspirazioni possibile e cercare di soddisfarle tutte”; e dall’altra la parte che mi dice che ho una responsabilità nei confronti di questo posto. È una scelta la mia, perché c’è anche chi sceglie di fregarsene, di cercare di non migliorare nulla, di non fare nulla, di vivere la vita a modo suo e fa bene, per quanto mi riguarda va bene. Per come la vedo io dobbiamo tutti cercare di rendere le cose come secondo me è giusto che siano. E la controdomanda è: “ma allora chi pensa che le cose debbano essere in una maniera diversa dalla tua, ha sbagliato?” Non lo so, io penso di avere ragione. Quello che dico io è che ci dovrebbe essere… l’ho già detto… alla fine rispetto e tutto. Quindi quello che cercherò di fare io sempre con educazione, rispetto, studio, cultura, cercare di diffondere queste idee a partire dai miei amici, che tra l’altro la pensano come me quindi sono stato fortunato a trovarli, e magari conoscere persone che non la pensano così e far cambiare loro idea. Non mi piace il termine “far cambiare idea” perché presuppone il fatto che io abbia ragione a priori, è una cosa che non do mai scontato su niente. Quindi cercherò anche sempre di mettermi in discussione, questo sì, perché sicuramente arriverà un giorno in cui io, ricco delle mie convinzioni a cinquanta, sessanta – chissà quando – anni, arriverà, incontrerò un ragazzino di quindici anni, di vent’anni che mi dirà cose che per me sono inconcepibili e dirò: “ma che cosa dici? Non è così!”. Invece magari ha ragione lui, chi lo sa. Quindi sempre con questa idea, cerco di andare avanti e secondo me questo è il giusto compromesso per cercare di fare le cose nel modo giusto. Con questa idea io ai miei figli, ai miei amici, ai miei parenti, ai figli dei parenti, ai figli degli amici dei parenti, con libri, con quello che produrrò, chissà, magari un giorno farò un film in cui parlerò di queste cose, chi lo sa, tutto è possibile, cercherò in tutti i modi di lasciare un’eredità e chiunque lo desidera dovrebbe farlo, secondo me; chi no che si limiti a vivere nel suo piccolo come crede; non sbaglia, nessuno sbaglia. Certo è difficile dire: “tutti possono fare quello che vogliono però io la penso così”. È molto molto contraddittorio però siamo tutti contradditori in qualche modo.
Se hai la possibilità di fare qualcosa di buono, di aiutare una persona perché non dovresti farlo? E questo vale per tutto, neanche solo per l’educazione proprio per qualunque cosa… un esempio molto molto scemo, molto scemo: il compagno attuale di mia sorella, una persona squisita anche lui, ha una figlia a sua volta, che si chiama Sofia – lo posso dire? Tanto ormai l’ho detto, quindi… Sofia stava giocando una sera con i suoi cuginetti, e un suo cuginetto l’ha presa in giro perché è cascata e si è fatta male. È cascata e lui l’ha presa in giro e lei si è offesa tantissimo. È difficile per una bambina di nove anni capire che magari una persona non voleva fare del male, l’ha detto solo perché c’erano altri amici che voleva far ridere – sono meccanismi complessi per un bambino, non ci può arrivare, ci arriverà in età più adulta, da adolescente – e vedevo che era lì che piangeva, allora io ho speso cinque minuti a cercare di parlarle per farle capire che a volte i comportamenti sono più complessi di quello che sembrano, che non se la doveva prendere perché è certo che suo cugino le vuole un sacco bene, tanto tanto bene, non voleva farle del male e magari lì per lì ha capito, non ho capito, non lo so, piangeva. Però magari un giorno penserà quella conversazione e dirà: “ok, zio Giovanni mi ha detto questa cosa che mi ha aiutato molto”. Anche se non lo saprò mai, in fondo saprò di aver tentato, di aver fatto una cosa buona e questo piccolo esempio si può applicare a tutto, a qualunque cosa, qualunque cosa. Quindi questo è quello che cerco di fare sempre quando ce la faccio, perché è anche una cosa che richiede sforzo, richiede molto coraggio in certe occasioni; siamo umani, facciamo errori quindi non sempre ci riusciamo, però questa è la mia idea. »

Vuoi ascoltare e leggere altre testimonianze? Sostieni l’archivio vivo di Lunàdigas!

Back To Top