Franca Elisa: "Devo prendermi cura di me"

L'origine del nome e il rapporto con la madre start 00:09:08end 00:16:54 Franca Elisa racconta la storia del suo nome, che riflette il legame tradizionale familiare ma anche le aspirazioni di sua madre. Attraverso il racconto di un aneddoto, si sofferma sul carattere ansioso della madre e sul ruolo di cura che da figlia ha svolto nei suoi confronti.trascrizione FRANCA ELISA: "Il mio nome, doppio nome: Franca Elisa. In realtà io per mamma sarei dovuta essere Elisa e basta. L'aggiunta di Franca è dovuta al fatto che nonna paterna si chiamava Francesca e c'erano altre due cugine prima di me che si chiamavano anche loro Francesca quindi era quasi un obbligo che io lo portassi, Franca o Francesca, - ma Elisa ha una storia. Mia madre lavorava durante l'adolescenza in una sartoria. Racconta dei suoi anni di lavoro come una favola, come un film anni Cinquanta, anni Sessanta. Lei avrebbe voluto studiare ma negli anni Cinquanta una donna in Sicilia perché dovrebbe studiare? Non c'è nessun motivo, quindi finita la terza media - era andata ben oltre i suoi studi - doveva stare a casa ad aiutare la madre, ad aiutare i fratelli e lei non ce la faceva, voleva uscire, voleva vedere il mondo, voleva fare cose e si inventò che una signora venuta da Milano in vacanza in Sicilia si era talmente innamorata del posto che aveva deciso di aprire un negozio di abbigliamento con annessa sartoria e cercava ragazze che lavorassero lì e lei quindi felicissima andò a lavorare in questo posto. La figlia di questa signora era sposata con un uomo, un ingegnere che lavorava all'ambasciata argentina - io non so quanto sia favola questa storia o quanto sia vera - comunque questa signora Elisa che tornava in transatlantico dall'Argentina all'Italia, veniva a trovare la madre e raccontava di questi viaggi appunto in transatlantico, delle feste in ambasciata, dei suoi abiti da sera, le foto... e lei diceva: "voglio avere una figlia che avrà tutto questo" . E quindi il nome Elisa deriva da quello.
Mia madre è sempre e comunque una persona ansiosa e comunque questa donna che lei sognava era comunque accompagnata da un uomo potente, un ingegnere. Lei avrebbe voluto che io avessi avuto tutte queste cose ma mi doveva proteggere qualcuno, mi doveva proteggere un uomo: è un uomo che doveva darmi gli abiti da sera, i gioielli, i viaggi, le feste. E' sempre stata spaventata - alcune volte ho pensato anche un po' invidiosa della mia totale libertà e incoscienza, ma soprattutto spaventata. L'ansia è stata una grande compagna, un'ansia che mi ha trasmesso anche lei. Il partire a diciannove anni e venire in una grande città totalmente da sola, cominciare da zero, cioè non sapevo neppure fare un uovo, non sapevo che cosa fosse una bolletta della luce e ogni mia scelta, ogni mio racconto era accompagnato da un suo attacco di ansia. L'ho sempre vista spaccata a metà da una parte traspariva l'orgoglio che io comunque fossi sola e riuscissi comunque a farle le cose, e dall'altra la paura del "chi si prende cura di lei?". Di mia madre mi sono presa cura io poi: mi sono presa cura io quando mettevo la testa sotto il cuscino a cinque anni perché avevo paura dell'uomo nero e non volevo che mi sentisse piangere perché lei non poteva, non aveva tempo di coccolare me; mi sono presa cura io di lei quando ho imparato a leggere le favole perché nessuno aveva tempo di leggermi le favole. C'è un aneddoto: mio fratello, il piccolo di casa, una volta scappò dall'asilo. Aveva quattro anni. L'asilo non era tanto lontano da casa ma neppure così vicino perché un bambino di quattro anni tranquillamente dall'asilo tornasse a casa. E siccome lui era il piccolo doveva fare tutto quello che facevano gli altri. Il fratello più grande era già passato alle elementari, lui non voleva stare all'asilo e scappò dall'asilo lasciando cappotto, cartella tutto quanto. Tornò a casa perché non aveva più voglia di stare all'asilo e si nascose dietro delle piante in giardino, aspettando l'ora per farsi vedere perché mamma non lo doveva sapere e io l'ho trovato lì - avrò avuto set... nove anni? sì... nove anni se lui ne aveva quattro... sì, avevo nove anni - e lui mi disse: "sssss, non lo dire alla mamma che la mamma poi si spaventa". Io a nove anni ho trovato la maturità di dirgli: "ok, ma anche se la mamma si spaventa non puoi stare al freddo a dicembre e buttato in giardino senza cappotto! Ci parlo io con mamma per tranquillizzarla". E quando mia madre se l'è visto davanti... attacchi di panico: "da solo, hai attraversato le strade per venire a casa!". E comunque anche adesso, dopo tantissimi anni, quando ci sono delle crisi di un certo tipo in famiglia, vengo convocata io. Io non ho mai convocato nessuno quando ci sono state crisi nella mia vita."soggetto famiglia d'origine madre lavoro ansia cura fratello protezione