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Paola Valenzano: "L'indeterminatezza è anche la ricchezza della vita"



Arte come partecipazione start 00:11:38end 00:16:23 Paola Valenzano parla dell'arte come mezzo non solo di elaborazione ed espressione personale, ma dialogico, comunitario e dal valore esistenziale ed essenziale, uno strumento di libertà.trascrizione PAOLA VALENZANO: "Tornando al tema dell'arte e dell'espressione artistica, per quanto mi riguarda nella mia storia personale anche lì in una certa fase, anche lunga devo ammettere, fare arte è stato un modo per uscire dal mondo, cioè "è tutto il mondo fuori, ci sto io, la mia espressione" ma a un certo punto quella relazione tra me e il mio mondo interiore è diventata sterile, ma non perché il mio mondo interiore si sia esaurito ma perché non aveva per me più senso continuare avere una relazione che non fosse poi anche una comunicazione. Quindi è nata in questo modo l'urgenza di dare una valenza anche più ampia, più collettiva al fare arte. Spesso quello che riscontro è che veramente gli artisti parlano tra di loro, e magari si capiscono tra di loro, ed è meraviglioso perché gli artisti spesso amano gli altri artisti perché parlano un linguaggio comune e spesso vivono quel senso di appartenenza che magari nella gran parte della società non si vive, no? E quindi è una cosa grandiosa. Nello stesso tempo, per me almeno - parlo sempre, cerco sempre di parlare in prima persona - era diventata una cosa sterile che non nutriva più me e di cui stavo perdendo anche il senso. Cioè io oggi sono convinta che veramente possiamo un po' tutti e tutte potenziare le nostre risorse e integrare l'arte nella nostra vita. L'arte non deve essere più, secondo me, qualcosa che sta all'esterno, che noi ci limitiamo a osservare, di cui nutrirci. È sempre un nutrimento, ma comunque passivamente, noi possiamo fare esperienza di altri aspetti di noi di cui a volte non facciamo esperienza per tutta la vita. Oggi l'arte va veramente esperita mangiandola, facendola, condividendola; uscendo un po' da questo stato un po' protettivo in cui spesso l'artista si auto-colloca, per difesa. Ma insomma possiamo fare di più che difenderci e basta.
In termini generali mi piacerebbe molto che si smettesse di considerare l'arte qualcosa di superfluo, qualcosa che abbellisce e basta, no? Senza escludere l'aspetto estetico - perché poi il bello, secondo me, fa anche bene, cioè c'è un bello che fa bene, quindi in realtà non è pura estetica, è un estetica che nutre - ma andando un po' oltre vorrei che si capisse che è letteralmente essenziale, cioè che c'è una parte di noi che letteralmente morirebbe se non ci fosse questo nel mondo. Noi probabilmente lo diamo per scontato perché in realtà siamo circondati letteralmente di arte, cioè l'essere umano - poi noi che siamo in Italia capirai, come ti muovi sei circondato dall'arte che ben conosciamo… la musica, è molto più semplice capire quale impatto enorme ha nella vita delle persone… l'arte visuale forse ha un impatto meno potente inizialmente ma fa parte di questo nutrimento. La poesia… è così.
Quello che desidererei è capire veramente il grande valore esistenziale per tutti e tutte dell'arte e poi che possa diventare uno strumento di libertà, di maggior libertà. Perché se la routine, se le abitudini, se la tendenza ad avere un pensiero circolare, a ripetere degli schemi nelle nostre vite è frutto di un automatismo, noi come possiamo rompere questo automatismo? Proprio introducendo delle varianti, la casualità, introducendo l'arte, la creatività, rompendo, non necessariamente con la lotta ma anche con la delicatezza, delle abitudini, contattando il nostro desiderio di poter essere altre cose oltre a quelle che già conosciamo. E questo, secondo me, è la cosa meravigliosa che può darci effettivamente l'arte e l'apertura, in generale, verso la vita."
soggetto creatività arte comunità libertà


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