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Associazione Orlando: "La ricchezza delle narrazioni sulla non maternità"



L'esperienza di Elia start 00:41:34end 00:47:05 A partire dalla sua esperienza di lesbica e nonostante i desideri della madre, Elia racconta di aver fondato la sua scelta di non riprodursi su motivi politici, ecologici, sulla necessità di scardinare il giudizio sociale che valida le coppie sulla base della riproduzione e sulla distanza verso l'idea di amore incondizionato verso i figli.trascrizione ELIA: "Intanto volevo ringraziare tutte per le condivisioni di questa sera che sono state molto interessanti, intime, con un impatto affettivo forte. E devo dire che io mi ci sono riconosciuta solo in parte, nel senso che questo filo rosso del legame tra essere donna ed essere madre, sul fatto che la scelta non riproduttiva in qualche modo vada a squalificare la propria soggettività di donna e che sia quindi insomma difficile da sostenere, come lesbica non mi funziona, nel senso che io prima di scegliere di non riprodurmi, per tante ragioni, ho scelto di essere lesbica. E quindi questo mi ha posto al di fuori non solo dell'economia eterosessuale ma anche dell'economia riproduttiva. E quindi è una posizione soggettiva particolare, perché, secondo me, poi ti mette di fronte in qualche modo a… quasi al problema opposto. Questo discorso è molto complesso. Lo spiegherò con un aneddoto: io vengo da famiglia medio borghese del Nord Italia, presso la quale mi sono sempre trovato bene anche rispetto alle mie scelte identitarie, e poi a un certo punto a mia madre è scattato quello che… non mi ricordo chi lo diceva prima, quel desiderio di "nonnismo", quindi dovevo riprodurmi. E mia madre mi ha proposto un piano strategico di riproduzione eccellente, nel senso che io avrei dovuto riprodurmi con la collaborazione di questo mio caro amico gay, che insomma è ben noto in famiglia, e insomma creare questa forma di genitorialità complessa per cui in qualche modo poi ‘sto bambino un po' lo tenevano loro, un po' lo tenevo io, un po' lo teneva mia madre, insomma si creava questa forma di parentela piuttosto queer effettivamente, tanto che appunto quando mamma mi spiegò sta cosa, dicevo: "ma mamma ma che è? una queerrata pazzesca! Però no grazie, cioè grazie ma non grazie, cioè capisco che sia appunto un…" E mi aveva colpito come questo desiderio di "nonnismo" fosse stato tale dal consentirle di immaginare una forma di relazione, una forma di parentela così poco normativa. E però, nonostante questa offerta di collaborazione alla riproduzione io ho continuato a non desiderare di riprodurmi, un po' appunto per ragioni politiche, perché insomma stiamo attenti a quanto consumiamo mezza giornata, ma insomma abbiamo idea di quanto consuma un bambino in termini di impronta ecologica è veramente disastroso; un po' perché sento questa forma, come lesbica, sento questa forma di ricatto per cui in qualche modo il riconoscimento della tua soggettività deve passare dal riconoscimento della tua genitorialità, e questo vale molto soprattutto per le coppie, quindi in qualche modo soprattutto nei luoghi come in Italia dove non ci sono forme di riconoscimento istituzionale dell'essere in coppia, allora l'essere comunque genitori in qualche modo ti qualifica e ti consente di rivendicarti l'essere coppia. Quindi già ho problemi con la coppia, già ho problemi con la riproduzione, un disastro. Quindi sì, per me non riprodurmi è stato anche, appunto, una scelta contro questa forma di validazione che dovrebbe passare dal riprodurmi.
Poi infine in realtà, e con questo chiudo, per me la ragione più profonda che ha informato la mia scelta non riproduttiva è stata in realtà veramente molto intima e personale, cioè il fatto che io non tollero l'idea di amore incondizionato. Io l'amore lo voglio scegliere, negoziare sempre, tutti i giorni con le persone con cui sto. Dai racconti che sento mi pare che invece il rapporto con il figlio o la figlia ti installi questa forma di amore incondizionato, che per me è una coercizione che non posso scegliere."
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