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Erri De Luca: "Non sono padre, sono rimasto sospeso; un vicolo cieco"
erri de luca
Collegio di Sant'Anselmo (Roma) 2015 mar. 19 Archivio Vivo Lunàdigas MPEG colour sonoro



La sterilità nella Bibbia start 00:15:12end 00:20:22 Continuando con l'analisi filologica del testo biblico, Erri De Luca parla del significato sociale della sterilità, considerata una punizione divina, e del senso simbolico della possibilità generativa di un'altra vita da parte della donna.trascrizione ERRI DE LUCA: "In ebraico il verbo "costruire" si chiama "banah", dà voce anche al figlio: il figlio si chiama "ben", dal verbo "banah". E una donna che non ha ancora avuto figli, una donna sterile, non è costruita. Quando Sara, la moglie di Abramo, decide di dare la sua schiava ad Abramo, cosi almeno in maniera surrogata sarà madre, dice: "perchè cosi sarò costruita anch'io". La fabbrica della vita che appartiene alle donne è appunto questa costruzione. E questo verbo ritorna all'inizio della Genesi, quando la divinità fabbrica e impasta l'adam: lo impasta, fà questa sagoma, questa figura mischiata di polvere e di fiato, ma usa il verbo "fare", proprio il verbo del vasaio che impasta l'argilla, ma quando estrae dal fianco dell'adam la parte, il verbo che adopera la divinità è "costruire". Dunque prende dall'adam che è un semilavorato della creazione, prende e porta a perfezione, a costruzione definitiva, la figura femminile, che è il traguardo finale della creazione, di quei sei giorni, e sta sotto il verbo "costruire" praticato, realizzato, eseguito dalla divinità.
Esistono donne il cui grembo è chiuso, e per loro è una vergogna, una mutilazione. Del resto per quel popolo e per quella storia la fertilità era il segno più evidente della benedizione. Quel popolo di poche decine di unità, che entra in servitù d'Egitto, nel giro di qualche secolo diventa un popolo così numeroso, così prolifico da spaventare persino il faraone per quelle conseguenze della esplosione demografica, un popolo benedetto dalla fertilità. E quando la divinità vuole attirare verso la Terra Promessa quel popolo che, quantunque schiavo, era ben radicato nell'Egitto, usa il verbo della fertilità femminile, dice: "quella terra avrà mestruo di latte e miele". Le traduzioni non lo ammettono, rinunciano e censurano questo verbo, ma si tratta proprio di fertilità femminile, del verbo del mestruo femminile che avrà quella terra promessa. Ed è questa promessa di fertilità che, paragonabile a quella femminile, fa da attrazione, che spinge, che scaraventa e catapulta fuori dalla terra d'Egitto quel popolo.
Per le donne, nel caso delle suore, è una rinuncia piuttosto profonda; è una consacrazione più profonda rispetto alla astensione sessuale degli uomini. C'è una offerta del proprio grembo che è più potente di una semplice rinuncia alle tentazioni maschili e che si possono avere nel genere maschile - ammesso che ci rinuncino.
Nel caso di Sara però, anche lì ci è voluto un annuncio di messaggeri: Sara rimane incinta a novanta anni, ma dopo che Abramo ha accolto degli stranieri alla sua ombra, li ha nutriti, gli ha dato sollievo dal viaggio, perché sono viandanti, e solo dopo questa accoglienza avviene l'annuncio nei confronti di Sara. E Sara ride all'annuncio, e perciò suo figlio si chiamerà "riderà" - "Yitzhaq" vuol dire Isacco, vuol dire "riderà". Però era proprio quello che serviva per sgorgare, per far aprire quel grembo: una risata. Una risata liberatoria apre il grembo di Sara a quell'annuncio, e la rende fertile anche a novanta anni."
soggetto sterilità fertilità maternità rinuncia religione gravidanza Bibbia persone citate Isacco (figlio di Abramo e di Sara) [persona citata] Sara (moglie di Abramo) [persona citata] Abramo (patriarca) [persona citata]


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