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Lea Melandri: "Il femminismo è stato un atto straordinario di nascita"



L'eredità del femminismo start 00:37:56end 00:44:55 Riguardo all'eredità del femminismo, Lea Melandri spiega che esso lo si trasmette, così come nelle esperienze educative, solo attraverso la pratica, non attraverso l'indottrinamento. Partendo dalla lettura del libro di Eleonora Cirant "Una su cinque non lo fa", Lea Melandri si sofferma sui temi del femminicidio e dell'inseminazione artificiale, analizzando la crisi che sta vivendo sia la relazione di coppia, in particolare dal lato maschile, sia la relazione madre-figlio.trascrizione LEA MELANDRI: "Io penso che passa attraverso gli esempi di vita, passa attraverso le nostre pratiche, passa attraverso anche i nostri libri, le nostre scritture. Io penso che passi attraverso… Io lo penso proprio anche nel processo educativo. Io ho insegnato molto, per molti anni. Anche nel processo educativo ho sempre pensato più ai processi di identificazione che non di trasmissione. Tu hai un sapere che… tu trasmetti un sapere. In realtà ho sempre pensato che l'altro trovava qualcosa nel tuo percorso di idee, di vita, una scheggia, qualcosa che lavorava dentro di sé. Ho pensato anche con i ragazzi, io ho insegnato nelle scuole medie per tanti anni e ho insegnato agli adulti dei corsi di 150 ore per altri dieci, quindici anni. E ogni volta io ho portato lì le mie passioni. Cioè, io potevo leggere un frammento di Freud o di Nietzsche, con i ragazzi come con gli adulti. Ho portato le mie passioni, i miei interessi, non mi sono mai... non ho mai pensato "io ho un sapere che devono ereditare". Ho pensato che avevo delle passioni, culturali, intellettuali, di vita e che loro potevano trovar qualcosa. Li lascia molto più liberi. Io penso che l'autoritarismo che passa delle volte attraverso... queste forme dogmatiche, autoritarie della cultura, proprio l'idea che tu hai un sapere e devi indottrinarlo... Per fortuna il femminismo che ho conosciuto io non aveva dottrine, era una pratica. Abbiamo sempre detto "lo si trasmette praticandolo", cioè insieme, collettivamente, attraverso la narrazione delle vite, la riflessione sulle vite. E allora le vite... una ragazza, certo, che ha oggi trent'anni racconta di sé qualcosa di diverso da quello che posso raccontare io. Ma nel racconto noi possiamo trovare… anche perché poi ho la convinzione che alcuni elementi della relazione uomo-donna in particolare abbiano secoli alle spalle: è una costruzione di secoli, non la smantelli in una generazione o due. Quindi ci sono delle invarianti, delle permanenze profonde, le ritrovi. Ecco, ho letto - devo dire - un libro interessante, ne consiglio senz'altro la lettura, di Eleonora Cirant: "Una su cinque non lo fa", che è uscito da Franco Angeli. Ha interrogato, diciamo attraverso conversazioni, interviste, una quindicina di donne tra i venti e i trentotto anni, l'età fertile per l'appunto, l'età in cui ci si interroga. Interessantissimo, per me, è stato anche molto inquietante, perché queste ragazze non dicono: "non voglio figli", dicono, la domanda che è ricorrente, quella che si coglie meno perché sembra sempre… il problema sembra sempre la precarietà, non hanno lavoro, non hanno soldi per una casa… invece la domanda che sta sotto, ricorrente, è: "con chi lo faccio? Vorrei un figlio, ma con chi lo faccio?". Cioè il problema è la coppia, cioè il problema è che non ci sono più quegli ingredienti un po' determinati da lunga storia di destini che formano la coppia. Allora lì c'è libertà maggiore, ovviamente, delle donne di dire no. E "con chi lo faccio?". Il problema è la relazione uomo-donna, che è andata in crisi.
Sicuramente io sottovaluto sempre le questioni di contesto. Sicuramente il fatto che queste donne hanno difficilmente... cioè si è allontanato il momento dell'emancipazione nel senso di avere uno stipendio, avere un lavoro. Quindi restano in famiglia e restano adolescenti in parte anche a venti, trent'anni. C'è il fatto che il rapporto uomo-donna è messo in crisi da una consapevolezza maggiore. Nei ragazzi l'emancipazione, la maggior libertà delle donne, ha creato tra l'altro una fragilità e spesso una violenza da parte maschile. Gli uomini non hanno più dei riferimenti di corpi sociali che li confermino sul loro ruolo virile. Quindi è un momento delicatissimo, secondo me. Questi omicidi, quando uno di vent'anni uccide una fidanzata di diciotto perché lo ha lasciato dopo tre mesi, mi interrogo profondamente. Questa cosa dice che c'è una fragilità e c'è una difficoltà anche da parte maschile ad un impegno che capiscono che non è più quello del passato, non può essere quello del passato: io lavoro, tu stai in casa con il bambino. Sentono e lo capiscono e, forse, lo desiderano anche occuparsi di più dei bambini. Cioè sono saltati i confini tra privato e pubblico, sono saltati i destini, la fissità dei destini dei ruoli, quindi è tutto terremotato, alcune certezze [sonoerremotate. A questo punto la relazione di coppia è davvero difficile. Questi ragazzi trovano difficile anche decidere di convivere, non solo per questione di soldi. Ecco, quello che a me colpisce e mi inquieta di più è l'idea di dire: "ma il figlio poi, se lo desidero, alla fine verso i quaranta", quando scatta - diciamo - l'ostacolo biologico, "allora lo posso fare o da sola o con qualcuno di passaggio diciamo, oppure con l'inseminazione artificiale". Allora questo mi inquieta molto - dicevo - perché questo prospetta poi il riemergere della coppia originaria, madre-figlio. Io qui vedo davvero... cioè questo dà ragione un po' delle mie riflessioni, cioè il fatto che è saltata prima la coppia uomo-donna, quella che resta ancora abbastanza solida. L'ultima sponda è la coppia madre-figlio. Son tante le donne che vivono oggi da sole con un figlio, investendo spesso sul figlio delle attese amorose che sono andate deluse con l'uomo. Questo è pericolosissimo, secondo me. Quindi i problemi sono davvero seri, anche perché oggi vuol dire affrontare il problema della cura di un figlio, la vita familiare, eccetera, vuol dire affrontarlo pensando che la cura è una responsabilità collettiva, di uomini e donne, non è solo un destino femminile. Certo, ci sono uomini che già ragionano su questo, ma non sono tanti. Quindi è davvero difficile. Prima si facevano [figli] a vent'anni, anche senza pensarci molto. Pensarci molto è il frutto di una libertà maggiore, è il frutto anche di una responsabilità maggiore, è il frutto soprattutto del fatto che fare il figlio non è più un destino biologico segnato dalla tua capacità di farli, ma diventa una scelta. Allora questo punto però interroga uomo e donna, questo è un cambiamento davvero molto profondo e molto delicato in questa fase."]]>
soggetto femminismo eredità femminicidio coppia inseminazione artificiale persone citate Cirant, Eleonora (giornalista) [persona citata] NIetzsche, Friedrich (filosofo) [persona citata] Freud, Sigmund (fondatore della psicanalisi) [persona citata]


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