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Lea Melandri: "Il femminismo è stato un atto straordinario di nascita"



Madri e figlie start 00:34:51end 00:37:55 Lea Melandri racconta quanto il femminismo negli anni Settanta sia stato prima un femminismo delle "figlie contro le madri", critico e estraneo rispetto alla maternità, in seguito un femminismo centrato sull'ordine simbolico della "madre". Lea Melandri, contraria a questo approccio, racconta di non aver voluto mai ricoprire il ruolo di madre simbolica per le generazioni più giovani.trascrizione LEA MELANDRI: "Direi di sì. Sì, il femminismo che ho conosciuto io degli anni '70, è stato il momento più critico rispetto al materno, il discorso della cura, del ruolo. È stato un femminismo proprio degli individui, delle persone. Come dicevo prima, noi abbiamo interrogato la relazione con la madre dal punto di vista di figlie. C'era il discorso anche del desiderio per il corpo della madre, l'omosessualità. Quindi è stato un momento rivelativo della relazione madre-figlia. Ripeto, dal punto di vista della figlia, non si interrogava la maternità. Forse avremmo dovuto farlo successivamente, avremmo dovuto analizzare la famiglia, la coppia. Invece poi, ecco, alla fine degli anni ‘70 una parte del femminismo, quello che poi ha avuto una posizione egemone in Italia per anni, il pensiero della differenza, la Libreria delle Donne, il pensiero di Luisa Muraro, lì ha instaurato, ha posto il problema su un piano simbolico, l'ordine simbolico della madre. Cioè lì non era più la maternità reale ad essere interrogata, ma era l'utilizzo che si poteva fare del simbolico, della madre come figura simbolica di autorevolezza, di differenza del femminile. E lì ho avuto proprio un dissenso profondissimo su quello, perché ho pensato che quello avrebbe cancellato tutto il percorso che stavamo facendo, difficile, degli anni ‘70. Difficile perché voleva dire scavare in profondità, voleva dire lavorare sull'inconscio, sulle formazioni inconsce, sull'immaginario che ti ha costruito in modo simile all'idea di femminile che è venuto dalla cultura maschile. E io ho avuto quindi un rifiuto ad essere per le generazioni più giovani, una figura di madre simbolica. Io sono un'amica, sono una persona, e questo devo dire che ha stabilito effettivamente dei rapporti non di dipendenza. Sicuramente donne più giovani hanno letto i miei libri, hanno preso delle cose, ma non c'è relazione di madre-maestra, non c'è questa relazione. Io ho delle amiche, dico compagne proprio... ci siamo sempre dette "compagne di viaggio", con donne di trenta, quarant'anni. Ne ho conosciute tante, abbiamo degli ottimi rapporti, ma non ho nessuna attitudine a prendermi cura di loro. Se trovano delle cose nel mio percorso, io do le mie passioni, le scrivo. Se trovano qualcosa che serve a loro mi va bene, io non le vado a cercare. Le ho incontrate, ci siamo incontrate, e ogni volta che le ho incontrate ho detto "vedetevi tra di voi, fate come abbiamo fatto noi, vi mettete insieme, fate"... le ho messe in contatto anche a livello nazionale, hanno fatto convegni. Siamo compagne di viaggio. Ho dei buonissimi rapporti, ma di tipo... appunto io non sento una gran differenza con loro nel momento in cui condividiamo dei progetti, proprio perché non mi sono mai posta il problema né della trasmissione, né del prendermi cura. No, non ce l'ho."soggetto femminismo anni Settanta madre maternità amicizia istinto materno persone citate Muraro, Luisa (filosofa e attivista) [persona citata] Ente e ruolo Libreria delle Donne


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