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Il cerchio delle rugbiste: "E se scopri che è troppo tardi?"



La testimonianza di Elena start 00:29:34end 00:36:25 Dopo aver ascoltato le testimonianze delle compagne, interviene Elena: a ritardare il suo progetto di maternità con il partner è la sua professione a contatto con l'infanzia che la porta a constatare l'impreparazione dei genitori a discapito dei figli e dei nonni.trascrizione ELENA: "Vivo un po' dei sentimenti contrastanti, anche un po' a periodi devo essere sincera, nel senso che vedo un sacco di bambini, mediamente dai sei ai venti anni, anche ragazzi in realtà - più o meno sono quattrocento a settimana -, e con i ritmi che faccio arrivo sempre a casa verso le nove e mezza, dieci di sera. Quando mi capita magari di avere quelle due ore - non ho mai pause pranzo, sono sempre, sempre sempre con i bambini - torno a casa e io ho la casa silenziosa, quieta, ho il mio divano gigante da spiaggia gigante, dico: "cacchio ma se ci fosse un bimbetto adesso?" "
BEATRICE: "Continueresti a lavorare anche la sera..."
ELENA: "No... nel senso... la mia energia? È vero che poi non hai gli stessi ritmi, non riesci a fare le stesse quantità di ore-lavoro insieme ai bambini... vero vero vero, ma se così non fosse? Tu sei completamente a servizio degli altri e questa è una parte; e dall'altra parte ho trent'anni. Nel senso... anch'io come Giorgia li ho sempre voluti e più di una volta dico "cavolo sì, mi piacerebbe averne", però non ho ancora avuto il coraggio di togliere le mie precauzioni e dire: "mi apro alla vita". Sono un po' codarda, cioè nel senso... devi essere coraggiosa come... Chiara, ho ancora tante cose che voglio fare, tante cose che so benissimo che non potrò fare se domani decido di iniziare a voler aver figli."
GIORGIA: "Ti dico che cambiano le priorità nel momento in cui hai un figlio. Io da diversi anni faccio due lavori, adesso faccio il terzo lavoro che è quello di fare la mamma e sono comunque riuscita a mantenere quasi tutto quello che facevo. E quello a cui ho rinunciato era qualcosa che forse era superflua nella mia vita precedentemente. Quindi mi sono resa conto che riesco a fare comunque quello che facevo prima, magari dedico meno tempo a queste attività, però lo riesco a fare ancora. È vero anche che ho l'aiuto da parte del marito, ho l'aiuto da parte di mia mamma. Se io fossi figlia unica, cioè fossi sola senza avere dei genitori alle spalle, senza avere un compagno che mi aiuta nella gestione della bambina, forse non riuscirei a fare quello che faccio adesso."
ELENA: "Io non sono da sola. Cioè io ho un compagno e penso che possa essere il compagno della vita. Se in questo momento devo pensare ad una persona con cui fare figli è Diego. Lui so che li vuole, cioè nel senso è lì … mia mamma lo so, scherzando ogni tanto dice: "magari, se aspetti tre anni che io vada in pensione, magari ti posso anche aiutare nel senso"; mio fratello mi dice: "ma... e zio?". E io dico: "Aspetta… falli tu, magari se ti vuoi muovere, visto che non sei così giovane neanche tu..." Eh, ci saranno anche se ho trent'anni: Chiara è di sicuro più giovane, io dico boh."
GIORGIA: "Può essere la paura del salto nel vuoto. Adesso sai cosa stai facendo..."
ELENA: "Ho terribilmente paura, pur volendoli, perché io vedo i danni che i genitori fanno ai bambini. Cioè, nel senso, è un casino."
GIORGIA: "È il lavoro più difficile del mondo."
ELENA: "Non puoi pretendere che poi, non so, maestri, educatori, nonne... anche i nonni, parliamo dei nonni: io vedo, ci sono dei nonni che a settant'anni hanno vissuto tutta la loro vita, ne hanno create e ancora si trovano a fare i genitori perché i genitori non hanno tempo di fare i genitori. Allora pensaci, prima di fare…"
GIORGIA: "I tuoi genitori, prima di avere te e tuo fratello... è un punto di domanda che faccio: ma i tuoi nonni, che erano genitori, non hanno avuto a loro volta degli altri genitori che facevano i nonni?… cioè non è una catena che si completa?"
ELENA: "È una catena ma non con i ritmi di vita che ci sono oggi. Nel senso io la mia nonna materna, i miei nonni materni erano a Bolzano, nel senso… presenti sì, molto, in determinati periodi dell'anno; i genitori di mio papà non li conosco, o meglio ero molto molto piccola e non... mia nonna poi è stata... quindi, no, non li ho avuti, ho avuto una caterva di tate. Ho avuto fortuna perché poi comunque mia madre, che era un'insegnante, all'una riusciva a staccarsi e poi era presente tutto il pomeriggio. Mio padre era medico, quindi in realtà no, e son vissuta con le tate, per un periodo della vita. Sono stata fortunata. Però io li vedo i bambini, cioè ci lavoro ogni giorno: sono pochi quelli equilibrati. Tanti genitori delegano ad altri e non è giusto."
ALESSIA: "Delegano perché non hanno tempo per il lavoro, perché non hanno voglia?"
ELENA: "Secondo me tante volte è una scusa, perché quando - non so - magari ci sono difficoltà chiedi… "Eh, ma lavoro!" "Non mi interessa"… Nel senso, sono io che ti dico che tuo figlio… ci sono altre dinamiche, hai altre problematiche di fondo e secondo me lo usano tantissimo. Tanti lo usano come una scusante perché, giustamente come dice Giorgia, ti cambiano le priorità. Ahimè mi vien da dire che… mi sembra un po' di essere una nonna a dir così: è vero che ogni anno è peggio. Cioè peggiora non è che migliora. Ma anche le maestre del mattino che sono a stretto contatto con loro, fan fatica; a loro si chiede sempre di più, ai bambini si chiede sempre di più perché poi nella vita vogliono sempre di più, e loro non hanno proprio l'educazione di base: grandissimi problemi d'ascolto, ma no di ascolto del tipo di concentrazione, ma proprio "io aspetto il mio turno per parlare", proprio "se ti sto vicino, non ti devo andare sopra ma anche fisicamente". Tutto ciò che dovresti fare alle materne. Non c'è. Ma tantissimo. Io mi dico "boh", mi chiedo cosa c'è che non va. Poi dico sempre: "magari potrò essere fortunata io che magari avendo già consapevolezza di queste cose spero di non fare gli stessi errori che vedo", però…"
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