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Il cerchio delle ceramiste: "Sulla mistica della maternità"



Il post-gravidanza start 00:00:00end 00:07:14 Silvia racconta alle amiche come si sente dopo tre mesi dalla nascita del figlio e come la maternità, scelta avvenuta dopo essersi immaginata per anni senza figli, stia mettendo in discussione la sua identità femminile fondata sull'indipendenza, sulla libertà e sul dinamismo. Maria - anche lei madre - condivide il racconto di Silvia.trascrizione LAVINIA: "Come stai Silvia?"
SILVIA: "Diciamo che il periodo è abbastanza impegnativo di per sé. Però insomma voi sapete qual è la situazione, insomma."
LAVINIA: "Sei stanca?"
SILVIA: "Sono un pochino stanca e un pochino... c'è un insieme di elementi che compongono questo periodo che sono impegnativi. Avendo avuto un figlio da tre mesi, insomma, sto affrontando quelli che sono, penso, i primi momenti dell'essere madre che di per sé ha un impatto, secondo me, sulla vita di una donna abituata a pensare a se stessa, indipendente, che ha fatto sempre tutto, molto forte. Perché è un momento in cui uno nella vita si ferma, per cui, mi guardo intorno e vedo che tutti gli altri progrediscono, fanno cose, si muovono, sono in evoluzione e io mi sento completamente ferma. E questa è una cosa che nella mia vita non ho mai provato e non so neanche se riuscirò mai ad accettarla completamente. Però, dicono che sia normale, per cui la prendo così, insomma. Spero che passerà come cosa."
LAVINIA: "Comunque è una cosa che avevi previsto?"
SILVIA: "Però, per quanto te la puoi immaginare, secondo me non arrivi mai a capirla fino a quando non la provi. Poi, ovviamente cioè questi sono solo i lati negativi, poi c'è tutto l'aspetto positivo, che esiste, è reale, è tangibile ed è fortissimo a livello emotivo; però secondo me, per la vita come singola donna la maternità è un momento di fermo, è un momento in cui bisogna fare i conti col fatto che c'è qualcuno che decide per te, non sei più tu a decidere pienamente per la tua vita, almeno in questa fase, poi non lo so come sarà in futuro."
MIRIAM: "Ma perché la percepisci come… io non capisco... cioè perché lo percepisci come un momento di fermo? Cioè… nel senso...non è un divenire? ...nel senso il fatto che sia cambiata…"
SILVIA: "Sicuramente è passaggio, è una trasformazione; il passaggio da una donna senza figli a una donna con un figlio è un momento in cui avviene una trasformazione nella propria vita, però se analizzo quelle che sono... cioè, quale è la mia condizione di essere umano al mondo, mi sembra che in questo momento la mia condizione è una condizione limitata. Capito? È una condizione in cui non posso esprimere quello che riuscivo ad esprimere prima: non sono libera di viaggiare, non sono libera di alzarmi la mattina quando mi pare, non sono libera di farmi una ceretta, non sono libera di fare tutta una serie di cose che prima decidevo in libertà. E questo è un dato di fatto. Certo, ovviamente il ragazzino c'ha tre mesi, e quindi sicuramente adesso è una condizione limitante dal punto di vista proprio fisico, dopo diventerà invece probabilmente un impegno e una responsabilità sotto altri punti di vista. Però questa è, secondo me, una realtà della maternità che ci dobbiamo raccontare in qualche maniera perché esiste come... cioè non è che l'amore materno scatta appena vedi un ragazzino, non è vero; si costruisce giorno dopo giorno, pezzetto dopo pezzetto e sono felice di questa scelta però ci sono dei giorni che guardo la casa dove vivevo prima, alzo lo sguardo e dico: "uff… forse tornerei lì". Forse tornerei in quella vita lì. Sono momenti, sono frazioni, sono attimi, però ogni tanto questo pensiero ci sta."
MIRIAM: "Ma tu ti eri immaginata madre prima?"
SILVIA: "Io no, ma io non sono un essere umano molto materno come... è una scelta che improvvisamente è arrivata e che non ti so neanche spiegare il motivo per cui l'ho presa. Insomma… io mi sono immaginata sempre senza figli, poi improvvisamente è arrivato questo momento e l'ho colto insomma, in qualche maniera. L'ho colto anche perché ho tutte le amiche senza figli, forse, e mi sono anche un po' stancata di tutte coloro che scelgono di non averne perché, secondo me, ormai soprattutto tra le donne, diciamo, di sinistra, le donne che hanno fatto un percorso di analisi profondo su se stesse, è quasi più comune la scelta di non aver figli, e quindi dentro me stessa invece ho come provato a ritrovare la naturalità di questa scelta, proprio biologica: riproduzione e basta insomma."
SARAH: "Ciao!"
LAVINIA: "Silvia ci stava raccontando di quest'ultimo periodo della sua gravidanza. Tu Maria più o meno hai avuto lo stesso percorso… parlavamo…"
MARIA: "Io la capisco bene, sì… Io, in realtà, sono sempre stata ribelle e quindi anch'io non mi sono mai immaginata né materna né mamma, poi pure io … è successo così, è andata così, e forse l'ho fatta pure come "contro-ribellione", cioè, per fare una cosa inaspettata anche rispetto a come sono, ero. Spiazzante. Quindi... però anche questa cosa quando ti sei emozionata la capisco bene perché è una bella botta. Però, è vero, passa, non sono come i cani, si autonomizzano e quindi piano piano guadagnano competenze, capacità e quindi la vita la riacquisti, però il primo anno e mezzo, forse anche i primi tre anni sono tosti. Son tosti perché non sei più sola, appunto, non decidi più della tua vita da sola. Hai un esserino che dipende in tutto e per tutto da te, e soprattutto tante volte non hai voglia. Quindi… però, invece ti ritrovi tutto addosso tu perché poi per quanto insomma uno vive in un mondo più aperto, con, magari, dei compagni un po' più emancipati, più… non cambia la vita ugualmente…"
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