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Giovanna: "Condividere abbatte il giudizio e fa sentire meno sole"



Il giudizio culturale: Nord e Sud start 00:08:46end 00:13:57 Giovanna racconta della sua condizione di calabrese in Alto Adige e delle differenze che ha percepito nel giudizio sulla sua scelta nei due territori. Afferma il bisogno di condivisione e di confronto per abbattere tabù e favorire il rispetto per le esperienze altrui.trascrizione GIOVANNA: "Sicuramente vivere in Alto Adige come figlia di persone del Sud è stato all'inizio estremamente sbalestrante. Ai miei tempi, ai nostri tempi c'erano ancora le vacanze d'estate che duravano quattro mesi. Per cui quattro mesi nel Sud e il resto dell'anno nel Nord. Quattro mesi in una situazione di grande affettività, di grande emotività, di grande anche… tutti erano caciaroni, cioè si viveva fuori e poi si arrivava qui. Io ero sempre la compagna di classe e l'amica che invitava tutti a pranzo, che invitava tutti a cena. Casa dei miei era un porto di mare e questa era una cosa bellissima. Era una cosa comunque al di fuori delle regole, delle modalità insomma altoatesine. Devo dire che i miei genitori si sono ambientati molto bene in Alto Adige perché sono delle persone estremamente serie, affidabili, puntuali, precise. È chiaro che probabilmente a livello psicologico, insomma, poi ci sono delle storie che sono di confine insomma, sono tipiche delle zone di confine perché in una qualche maniera la mentalità era molto diversa e ciò che si respirava in casa a livello proprio di relazione era completamente all'opposto di quello che era poi fuori con le persone. E quindi ho sentito questa differenza ed è qualcosa su cui ho dovuto sicuramente lavorare con me stessa. Anche come donna perché sicuramente anche solo il mio aspetto fisico, i miei capelli, o il mio incedere non è propriamente mai stato insomma un incedere nordico, tra virgolette. Sotto questo aspetto in relazione ai figli ritengo che… ecco, mentre nel momento in cui vado nel Sud, molti mi dicono: "ah, ma non hai avuto figli!", e in una qualche maniera è molto chiaro quello che accade; cioè quello che possono pensare, nel bene o nel male, è chiaro. E alla fine comunque vieni guardata, cioè il massimo che ti possa capitare è essere considerata: "oh poverina perché non hai avuto figli", ecco. Però in una qualche maniera in questo "ah poverina" ci trovi quasi anche una sorta di affetto, no? "mi spiace per te", non lo so; e poi alla fine impari anche a, non dico ad apprezzare, ma lo accogli comunque, quindi non ti senti giudicata. Invece è una cosa strana: nel Nord, io qui in Alto Adige mi sono sentita, in talune circostanze, da alcune persone, più giudicata di quanto non mi sia sentita nel Sud. Più giudicata nel senso proprio di giudicata ecco, passata al setaccio in una certa maniera. Non vista. Poi alla fine non lo so… ci si fa talmente un'abitudine che ci si fa una risata; io mi faccio delle matte risate, a meno che una persona non sia veramente scortese, mi faccio una matta risata, perché non c'è mica nulla da fare di altro. Poi oltretutto ribadisco, molto spesso accade che magari mi ritrovi in certe situazioni, perché i bambini vengono da me, perché io gioco con i bambini, perché ho un certo tipo di rapporto con i bambini, però non mi interessa più. Forse c'è stato un momento nel quale ci sono stata male, durante proprio questi dieci anni di elaborazione, di accettazione della mia mancata maternità, però neanche più di tanto, devo dire, perché ho vissuto in maniera talmente trasparente tutto, anche con me stessa, che questo mi ha sempre aiutata poi alla fine anche a farmi scivolare addosso certe cose, ecco. Mentre non sono riuscita a farmi scivolare addosso tante altre, questa questione della maternità è talmente intima, talmente vissuta, talmente profonda che proprio… povere le persone che non riescono a capire, che non riescono ad avere la mente aperta, il cuore aperto, per capire che nella vita siamo tutti diversi: ognuno ha la sua storia, c'è chi ha la storia più bella, c'è chi ha la storia più brutta, c'è chi la storia più facile, meno facile, c'è chi sceglie comunque e ognuno deve scegliere in base a se stesso."soggetto giudizio sociale famiglia d'origine maternità bambini scelta


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