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Paola Valenzano: "L'indeterminatezza è anche la ricchezza della vita"



Giudizi sociali start 00:19:32end 00:22:56 Paola Valenzano si sofferma sulle domande che vengono spesso fatte alle donne senza figli. Racconta di come i figli vengano spesso considerati una risorsa per l'età senile, e di come pur avendo valutato questa possibilità, abbia scelto di non volerne, vivendo altre esperienze.trascrizione PAOLA VALENZANO: "Oggi mi chiedevo questa cosa - oggi nel senso in questo periodo, non oggi proprio oggi: sono arrivata a un'età in cui la gente, anche per delicatezza, ha smesso di chiedermi certe cose.
Fino ad una certa età si dà quasi per scontato che si possa chiedere alle ragazze: "Hai il ragazzetto? vuoi fare figli?", oppure se ti sei appena sposata: "Quando li fai questi figli?". Io, evidentemente, ho raggiunto un'età in cui la gente per delicatezza evita proprio di chiedermi le cose. Ma forse dando per scontato che ci sia una sofferenza in questa mancanza e allora io penso che sia necessario che ci siano tutte queste pluralità di voci che tu stai raccogliendo, che il vostro progetto sta raccogliendo, per dimostrare che non c'è solo nella maternità gioia, nell'assenza di maternità sofferenza o mancanza. Cioè io faccio una mia esperienza che è completa, tu come madre fai la tua esperienza che completa, che è unica tra l'altro, non è riconducibile all'esperienza di un'altra donna, è la tua e va bene così; e la mia è ricca e piena, non è frutto di una mancanza. Come io non posso capire la tua esperienza di maternità tu non puoi magari comprendere la mia esperienza di non-maternità che però non nasce solo da una assenza ma che è completezza di altre cose. Quindi è molto importante, ritengo, dare spazio a queste voci che un po' vanno ad annullare o quantomeno a ridimensionare questo stereotipo della donna, dove è "meglio che non glielo chiedi perché poverina magari sta soffrendo". Io in questo momento non mi sento che soffrendo, non sento di star soffrendo per questa tematica. No, direi di no.
Però ecco anche un'altra cosa che forse ci tengo a precisare, che penso che poi le cose siano molto sfumate. Cioè io ho attraversato anche delle fasi in cui mi sono chiesta se li volevo soprattutto nell'approssimarsi della famosa scadenza biologica. Lì ho avuto, c'è stata quella fase in cui effettivamente ho avuto un po' di pressioni dall'esterno, non tanto da chi mi era vicino ma un po' più dai conoscenti: "Il figlio fallo, perché quello comunque resta, no? I compagni magari vanno e vengono ma quello ti resta" - come una cosa proprio da patrimonio, da possedere, come un investimento. Me lo sono chiesto, onestamente io me lo sono chiesto, però ogni volta la risposta era: "non a tutti i costi", cioè non ho mai pensato di volerlo a tutti i costi. Questa è la risposta più autentica che sono riuscita a darmi. Poi se ci sono cose profonde, resistenze… non so, ci sarà sicuramente, senz'altro, anche se credo di avere indagato parecchio. Però la risposta più onesta che mi sono potuta dare è stata: "non a tutti i costi", e credo di essere stata onesta perché sono serena ora che non ci sono quindi va bene così."
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