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Carlo A. Borghi: "Mi sono messo nei panni di 35 donne lunàdigas"



Le ragioni della scelta start 00:02:15end 00:04:55 Carlo A. Borghi racconta di non aver mai desiderato figli, condizione rinforzata dalla diagnosi di retinite pigmentosa. Raccontando della propria famiglia d'origine, precisa che i genitori non hanno esercitato nessuna pressione né su di lui né sulla sorella, anch'essa senza figli.trascrizione CARLO A. BORGHI: "Ora, per dire di me, posso dire che fin da ragazzo ho pensato che figli non ne avrei messo al mondo.
Da adolescente mi veniva frequentemente in mente che nell'anno 2000, quello del Baco del Millennio, avrei avuto cinquantun'anni. Li ho avuti, senza avere figli. E così ho continuato.
In famiglia, i miei genitori hanno avuto due figli: un maschio, che sarei io, e una femmina, mia sorella.
Io stesso, niente figli, eppure mia sorella, niente figli.
Così mi viene da pensare, ma già lo penso da tempo, che il ramo dei Borghi con me è finito.
Nel corso del tempo, mi è capitato di passare il ‘68, di passare gli anni ‘70, il movimento del ‘77.
E nel 1979 scopro di avere la retinite pigmentosa, una malattia genetica, che prevede la cecità.
Così, già non essendo predisposto, o considerandomi inidoneo ad avere figli, mi son detto: "Beh, non è che adesso magari mi capita di trasmettere i miei geni ex-vedenti a un figlio o a una figlia?"
La mia famiglia è stata una famiglia piccolo borghese, con le sue idee.
Debbo dire che i miei genitori, nel corso del tempo e finché ho vissuto con loro, non mi hanno mai chiesto perché io non pensassi di mettere su casa, famiglia e figli. Né mia madre né mio padre. So che anche ugualmente non hanno insistito presso mia sorella."
soggetto malattia giudizio sociale sorella femminismo anni Settanta Sessantotto famiglia d'origine


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