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Lea Melandri: "Il femminismo è stato un atto straordinario di nascita"



Essere lunàdiga start 00:58:05end 01:02:15 Facendo riferimento alla raccolta di interviste di Paola Leonardi e Vigliani, prima ancora che del progetto Lunàdigas, Lea Melandri conferma che il tema delle donne senza figli non sia ancora pacifico e non lo sia nemmeno all'interno del femminismo. Rispetto alle giovani generazioni, ritiene che nel passato il margine di scelta fosse minimo e che in lei abbia agito un imprinting che l'ha voluta sempre "figlia" e non "madre".trascrizione LEA MELANDRI: "È un argomento tabù, anzi tanto che quando… io mi sono complimentata molto con Paola Leonardi e [Ferdinandaigliani per aver fatto questa scelta, la scelta era limitata a donne "speciali", come le chiamavano loro, cioè donne che hanno avuto delle forti passioni, culturali, intellettuali, politiche, tanto da aver avuto questo desiderio. E poi soprattutto mi piace perché l'hanno fatto come fosse un'autocoscienza collettiva, più che interviste. Era veramente un modo di raccontarsi insieme. Un bel modo di riprendere la pratica dell'autocoscienza tramite la scrittura, tramite l'intervista. Quando siamo andate a presentarlo abbiamo avuto problemi, cioè nel senso che si accendeva immediatamente un conflitto con quelle che hanno avuto figli. Non è stato facile discuterne insieme. Io trovo che ancora oggi è difficile entrarci, c'è uno spartiacque abbastanza netto, non è così vero del tutto che oggi poi, sono tutte libere, "li facciamo, non li facciamo": non è ancora così vero, il problema del farli o non farli, anche nell'opinione sociale. C'è ancora un'attenzione alla donna che non ha una relazione, c'è ancora… non è così come sembra, tutto libero. E - dicevo - il conflitto nasce soprattutto all'interno del femminismo, nasce all'interno della problematica femminista, nel senso che le donne che hanno avuto figli… insomma… c'è un conflitto, evidentemente l'altra o viene idealizzata da quella che non li ha avuti, l'altra pare per un verso più libera, per un altro verso però sembra che manchi, c'è l'idea della mancanza dell'esperienza più profonda. Non è pacifico, non è una questione affatto pacifica. E quindi io credo che sia importante continuare a indagare questo.
Ripeto, in queste donne… l'interrogativo che si è posta Eleonora Cirant, nel libro "Una su cinque non lo fa", proprio perché interroga una generazione diversa dalla nostra, credo che sia molto interessante. Le quindici, venti, non so più quante donne con cui ha conversato, che ha raccolto nel suo libro, sono molto interessanti perché danno l'idea di cos'è oggi questo problema, dove grava meno la colpevolizzazione, il senso che si aspetta da te, come fosse un destino. Questo c'è molto meno in loro, si sentono più libere. Però proprio nella libertà di scelta comincia l'ondeggiamento: "come lo faccio, non lo faccio, lo faccio a quaranta, a trenta, con chi, la relazione è stabile, non è stabile, quello di passaggio, l'inseminazione artificiale". Quindi è lì, è proprio nel momento in cui interviene la scelta. Per noi - diciamo la verità - per le donne della mia età non c'è stata scelta: chi l'ha fatto a venti anni e chi non l'ha fatto per niente, io dico: c'è un margine di scelta minimo, una ha obbedito quasi naturalmente a una storia femminile e per me invece c'è stato un imprinting, un'impronta d'origine che mi vedeva come figlia e che tale mi ha chiesto. A me non hanno mai chiesto i miei genitori di fare un figlio. Neanche di sposarmi. Beh sì, me l'hanno chiesto allora, mi hanno quasi obbligato. Ma dopo era chiaro che per loro era più importante che fossi la loro figlia. Spesso tornavo al paese con tutte le amiche femministe, grandi feste, erano molto contenti che avessi tante amiche, che restassi la loro figlia con tante amiche. E quindi io trovo che anche per loro, tutto sommato, se avessi avuto un figlio sarebbe stato un problema. Io ero a Milano, loro avrebbero… Insomma, loro hanno ripreso la loro vita, a ballare, si son fatti la loro vita. E questo mi fa piacere, averli rincontrati."]]>
soggetto femminismo autocoscienza giudizio sociale famiglia d'origine senso di colpa scelta libertà mancanza persone citate Cirant, Eleonora (giornalista) [persona citata] Vigliani, Ferdinanda (autrice) [persona citata] Leonardi, Paola (sociologa) [persona citata]


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