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Il cerchio delle ceramiste: "Sulla mistica della maternità"



Oltre la mistica della maternità start 00:07:15end 00:15:02 Partendo dalle esperienze personali vissute come madri o come figlie, le ceramiste discutono su come la narrazione sociale della maternità stia a poco a poco - ma non ancora a sufficienza - includendo anche gli aspetti meno idealizzati: la fatica, la solitudine, il senso di inadeguatezza rispetto alle aspettative sociali di retaggio cattolico che indicano nella maternità la condizione di perfezione per la donna. Silvia riflette su come in Italia non ci siano le condizioni per esprimere una maternità individuale e questo si traduca nel ritorno dei figli ad appoggiarsi sul nucleo della famiglia d'origine.trascrizione SARAH: "No, di questo, già per fortuna, se ne comincia adesso a parlare, no? Anche degli aspetti non per forza positivi, forse… non so come… rispetto all'idea di una maternità appunto positiva, naturale, solo bella eccetera… non lo so, ultimamente io comincio insomma a sentire voci fuori dal coro rispetto ad una situazione che io non conosco perché non sono madre, non lo so, però che, appunto... so che mia madre ha avuto insomma un periodo molto difficile quando siamo nate io e mia sorella per cui... però diciamo che è stata molto sola, anche per questo, perché socialmente forse non era una cosa molto accettata; poi lei, poverina, era straniera, non parlava italiano, era sola. Poi, anche a noi, lei stessa a noi questa cosa l'ha confessata abbastanza tardi, per cui in realtà è importante invece, no? che emergano anche come normali queste cose."
MARIA: "Però secondo me in realtà non è così. Io mi sono ritrovata ai giardinetti… e l'ho raccontato a Lavinia una volta. Nel senso che ti ritrovi da sola, perché, appunto, stai sola, lo fai in due, non c'è più la famiglia allargata, non c'è più la comunità, quindi stai sola, ti ritrovi al giardinetto a dover parlare di cacche, di biberon, di cose così, che ti senti anche un po' mmm e però, se come battuta - io ne faccio anche di un po' ciniche, cioè, si sa che le faccio -, mi è uscito, ho detto che lo volevo ammazzare, si è creato il gelo intorno a me. Lo sguardo era proprio: "ma che stai scherzando?" E infatti ho attivato un gruppo di mutuo-aiuto, sì, eravamo quattro…"
SARAH: "…tutte che lo volevate ammazzare…"
MARIA: "Più o meno, le fantasie erano quelle… Però sì, cioè dove almeno potevi tirare fuori pure un po' di nero e non solo rosa, perché questa cosa "quanto sei realizzata, quanto sei bella, di quanto è tutto stupendo": col cavolo! A me non mi risulta proprio. Cioè, insomma… poi è vero ci sono tante cose bellissime, intense, è una conoscenza, insomma, c'è un esseretto... ciao!... però, insomma non è tutta sta passeggiata e questa gioia nell'essere madre io personalmente non l'ho, no…"
SARAH: "Ma neanche adesso?"
MARIA: "No, cioè non parlerei così neanche delle relazioni mie importanti, perché quindi di un figlio devo dire quanto è stupendo? Cioè, non è solo questo."
SILVIA: "Ma poi, tra l'altro, la cosa che ti accade, secondo me, appena uno diventa madre, ne accadono diverse però insomma, quelle che almeno a me hanno colpito di più: tutti ti chiedono se hai latte e se allatti. Come se io a tutto il mondo dovessi dire, che ne so, quante volte vado al bagno, come faccio la cacca, domande molto personali, per cui dico: perché?
E poi l'altra cosa che tutti ti dicono: "ti cambierà la vita!" Ma potrò fare io un bilancio di quello che è la mia esperienza? E se non ti sembra che ti sia cambiata la vita ti senti pure un po' in colpa, un po' responsabile, dici: "Mah, forse la sto prendendo male". Perché c'è secondo me veramente una responsabilità sociale nel diventare madre. Lo devi diventare secondo certi canoni e secondo... cioè, seguendo una certa strada.
È vera, secondo me, questa cosa che hai detto prima rispetto a tua madre. Secondo me c'è come una non-libertà di raccontare anche quelle che sono le proprie difficoltà nel ritrovarsi in questo ruolo. Soprattutto, secondo me, per donne che appunto nella propria vita non hanno pensato sempre "un giorno metterò al mondo trenta figli", cioè per donne che nella loro vita sono arrivate a questa decisione attraverso, appunto, diverse fasi, anche attraverso la fase del dire "questo mondo mi fa schifo, un figlio non lo voglio mettere al mondo qui, adesso". Per cui secondo me c'è una visione molto stereotipata di come una madre si debba sentire, di come una madre debba essere, in qualche maniera."
MARIA: "Ma poi anche questa mistica che il non-plus-ultra dell'essere donna o dell'essere femminile è la maternità. A me ha sempre dato ai nervi e a tutt'oggi mi dà fastidio. Io non penso che mi abbia minimamente reso più donna e quindi anche su questo, anche lì ti ritrovi a cercare di voler sfuggire perché è come se automaticamente se sei una madre, sei una persona affidabile, sei responsabile, sei comprensiva, sei paziente… sei materna!!!
Per niente, sono un disastro e un disastro sono rimasta, nel senso ... quindi è vero che poi entri in una categoria esistenziale a parte che, però, appunto è la realizzazione completa di quello che in potenziale potevi essere … col piffero."
MIRIAM: "Dici anche che la mamma moderna è concepita in questa maniera secondo te?"
MARIA: "Sì."
MIRIAM: "Cioè, secondo me, un po' si è sfatato comunque questo mito della mamma perfetta, cioè oramai… cioè nel senso sì, in linea di massima può essere rimasto un retaggio culturale, che poi figuriamoci, in Italia, poi la mamma è proprio... è amplificato forse questo punto di vista perché comunque con il retaggio culturale, anche cattolico, insomma, no? Però la mamma moderna secondo me è una mamma molto dinamica, che forse ecco riesce a far collimare quello che è il ritmo della propria vita con l'essere madre. No? Forse c'è una dimensione anche diversa rispetto a prima del crescere un figlio insieme ad un compagno, quindi anche la figura paterna è mutata…"
SILVIA: "Però, lo sai Miriam, secondo me dove tutto questo discorso si infrange nella realtà? Si infrange, secondo me, nel momento in cui, almeno per quanto mi riguarda, nel momento in cui io ho preso questa decisione e poi sono rimasta incinta, ho dovuto sentire il bisogno di rientrare, almeno a livello di supporto, in quello che era la mia famiglia di origine, perché questa è una società che non ti permette di esprimere una maternità individuale; cioè io sono una donna, sono sola, o al massimo ho un compagno e cresco un figlio: questo assunto non funziona, a meno che non sei ricco proprio, probabilmente lo riesci a fare, altrimenti ti devi appoggiare, nella maggior parte dei casi ovviamente ti appoggi a quella che è la famiglia di origine a meno che non hai proprio un gruppo di amici, molto molto presenti e con cui fai una vita di comunità, diciamo…. E questo, però, ti riporta ad uno stadio preliminare, cioè tu hai fatto un percorso di uscire dalla famiglia, sei uscita, hai fatto la tua vita, hai sempre fatto tutto da sola eccetera... nel momento in cui diventi madre ritorni e c'è una doppia frustrazione su questo meccanismo. Per cui è vero che le madri moderne sono molto dinamiche, sono molto… la conciliazione per esempio lavoro-famiglia in Italia non esiste."
soggetto solitudine maternità giudizio sociale stereotipi famiglia d'origine cattolicesimo


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