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Veronica Pivetti: "Non credo di esercitare mai il mio istinto materno"



Il lavoro start 00:09:44end 00:13:20 Esternando il suo entusiasmo verso l'inchiesta di Lunàdigas, Veronica racconta di sentirsi pienamente realizzata nel suo lavoro per il teatro e l'audiovisivo. Riconosce la dimensione generativa e di cura dei suoi progetti e la responsabilità verso le persone che lavorano con lei.trascrizione Io quando mi avete contattato per questo... a parte mi ha fatto piacere perché io sono sempre un po' quella che viene interpellata per dare un'opinione sulle vacanze o su i saldi e io dico sempre: "No grazie, non mi interessa, non so, perché ci sono i saldi?", cioè, essendo un'attrice comunque brillante mi devo occupare di cazzate sempre, necessariamente. Invece ho detto: "cercano me per questa cosa, menomale!", e poi mi sentivo molto adatta a questa vostra inchiesta, a questo vostro lavoro. Io penso che sia... il motivo per cui ho detto sì è che, secondo me, questa operazione è importantissima e utilissima, utilissima, perché dà un altro punto di vista finalmente, dà un altro punto di vista della donna, siccome io presuppongo che voi intervisterete persone della mia età, cioè cinquantenni, intervisterete forse anche delle trentenni, delle ventenni, delle ottantenni, perché siamo sempre donne, fino a che non moriamo siamo donne e non importa l'età che abbiamo, credo che sia importantissimo dare più punti di vista di persone che però hanno fatto tutte questa scelta; poi magari intervisterete anche donne che non hanno potuto avere figli e sono disperate perché non hanno potuto avere figli, questo io... anche di questo ho massimo rispetto, però penso che sia importantissimo dare voce a questa cosa e soprattutto spiegare che una donna è importante lo stesso anche se non figlia perché questa è un'altra cosa che trovo veramente da medioevo: cioè una donna che non fa figli... A parte che, tra l'altro, io per esempio le cose che faccio le costruisco, cioè professionalmente, le cose che faccio le costruisco molto, le vedo proprio nascere quindi in qualche modo io non genero esseri umani ma genero progetti, genero lavoro, genero cose che mi riguardano e che, oltretutto, coinvolgono sempre un sacco di altre persone per cui c'è una sorta di istinto materno nei progetti che io faccio, sicuramente io li curo come dei figli perché sono quello che probabilmente mi dà più gioia in assoluto, quello che mi realizza, quindi questo è fondamentale. A me ha realizzato il lavoro, non mi ha realizzato un figlio e quindi do al lavoro tutto quell'amore, quella dedizione, quelle notti insonni, perché sai le notti insonni non le fanno mica solo le mamme che devono allattare, delle quali ho il massimo rispetto, ma tante notti insonni me le faccio anch'io per il mio lavoro. Ma non perché allora dice : "Ah, allora, tu sei concentrata su di te!" - intanto sì e trovo che sia sanissimo perché non mi sembra scandaloso dedicare a una cosa che ti fa esprimere, che ti fa realizzare, tutto il tempo che hai a disposizione, altroché. Ma non solo, siccome il mio lavoro oltretutto non è un lavoro solitario, ma è un lavoro sempre cumulativo, sul set siamo cento persone, in teatro siamo venti persone, cioè, comunque siamo sempre tanti, io sento anche tanto la responsabilità di tutte le persone che lavorano con me, per cui c'è questo senso di famiglia, poi questo mestiere secondo me lo dà moltissimo il senso di famiglia.
Penso che questa vostra operazione sia raris… cioè forse siete le uniche che danno così voce a questo aspetto della donna, della femminilità, perché voi parlate di donne che sicuramente non abdicano alla loro femminilità per niente, cioè io penso che le persone che intervistate, lo farebbero sia da madri che non da madri, insomma cioè, sono binari assolutamente paralleli, non è che le cose si intersechino per forza, per cui credo che dare voce a tante donne, immagino molto diverse, che hanno tutte però fatto quella scelta sia prezioso, penso che questo lavoro sia prezioso!
soggetto progetto lavoro realizzazione cura responsabilità cinema


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